Su JAMA (The Journal of the American Medical Association, una delle più autorevoli riviste di medicina al mondo) nel numero del 25 aprile sono state pubblicate le nuove raccomandazioni USA per lo screening dei tumori del colon-retto: "Colorectal Cancer Screening: Recommendations for Physicians and Patients From the US Multi-Society Task Force on Colorectal Cancer". Qui si afferma che "Lo screening dovrebbe iniziare all'età di 50 anni nelle persone a rischio medio (quelle senza una storia familiare ad alto rischio) (raccomandazione forte, cui corrisponde una evidenza scientifica di qualità moderata), eccetto che negli afroamericani, in cui prove limitate supporterebbero l'inizio dello screening a partire da 45 anni (raccomandazione debole, cui corrisponde una evidenza scientifica di qualità molto bassa)".
Quindi, anche secondo queste recenti autorevoli raccomandazioni, gli sforzi del programma di screening per queste forme tumorali vanno concentrati nei soggetti dai 50 ai 69 anni anni, fascia d'età dove in Italia e nelle Marche l'adesione allo screening è ancora bassa (come indicato dalla stessa Regione nella parte istruttoria della DGR 124 del 13 febbraio 2019, quella cui si riferisce questo post).
Abbiamo già avuto modo di ricordare come in questa delibera sia stata fatta la scelta dalla Regione Marche di rispondere ad un aumentato rischio ambientale per alcune forme tumorali a Falconara Marittima e zone limitrofe (tra queste forme tumorali ci sono anche quelle a carico del colon-retto), di non intervenire almeno per ora sui determinanti ambientali, ma di allargare anche ai soggetti tra i 45 ed i 49 anni e tra i 70 e i 74 anni lo screening dei tumori del colon-retto (per le donne tale estensione ha riguardato anche lo screening dei tumori della mammella).
Le linee guida pubblicate da JAMA confermano la discutibilità di tale scelta della Regione Marche almeno per quanto riguarda i tumori del colon-retto. La bassa copertura attuale della fascia di età che dovrebbe ricevere il maggiore vantaggio dallo screening (50-69 anni) evidenzia che è qui che si dovrebbero concentrare gli sforzi, invece di disperdere risorse in un allargamento della popolazione cui offrire attivamente lo screening, allargamento che non trova supporto nelle indicazioni della letteratura scientifica. E, soprattutto, non ha senso cercare aiuto nella diagnosi precoce quando questo aiuto lo dovrebbe dare un intervento mirato sul rischio ambientale.
PS: i precedenti articoli su questo argomento: