Il Consiglio regionale dopo un lungo dibattito ha approvato una risoluzione sulla sanità: in corsivo segue la risoluzione con riportate in grassetto le mie osservazioni. Il termine scelto "dissezione" mal si adatta perchè la mozione che segue è frutto della grande vitalità della nostra politica regionale.
L’ASSEMBLEA LEGISLATIVA REGIONALE DELLE MARCHE
PREMESSO che
- le linee programmatiche che hanno guidato la riorganizzazione della rete ospedaliera, territoriale e socio-sanitaria, indicate nel Piano socio sanitario regionale (PSSR) attualmente vigente, si sono sviluppate attraverso la costruzione di reti integrate nella logica dell’intensità di cure (ne siamo sicuri? La stragrande maggioranza delle reti è tale solo sulla carta e il progetto biennale di Di Stanislao di verificarle dopo un anno è stato interrotto); in tal senso il PSSR ha identificato nel modello a rete, tipo Hub & Spoke, il sistema organizzativo più efficace per ottimizzare e riqualificare l’offerta assistenziale, oltre a garantire energie virtuose, in termini di integrazione con il territorio, per fornire ai pazienti della regione Marche, prestazioni sanitarie di maggiore qualità, a fronte di costi sostenibili (dati, please, sulla maggiore sostenibilità e i minori costi);
- la Giunta regionale sta portando avanti da tempo una ulteriore riorganizzazione della sanità nazionale, resa indispensabile anche dall’entrata in vigore delle prescrizioni del decreto ministeriale 2 aprile 2015 n. 70 “Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera”;
- i risultati raggiunti dalla Regione Marche in campo sanitario grazie al suddetto approccio nonché gli interventi di riforma sono significativi, tanto da farle meritare nella classifica nazionale il primo posto tra le tre Regioni “benchmark” in sanità per due anni consecutivi (2016 e 2017) e confermarla anche nel 2018 tra le prime tre (in questo blog sono stati commentati tali dati sia nel loro significato -quasi esclusivamente economico -che nel loro reale andamento: nel 2018 - dati 2016- siamo quarti e nel 2017 e 2016 rispettivamente siamo stati terzi e secondi. Primi lo siamo stati l'anno ancora prima); inoltre anche i risultati della valutazione dell’adempimento “Mantenimento nell’erogazione dei LEA”, per l’anno 2017, da poco resi noti dal Ministero della salute, sono oltremodo gratificanti: le Marche si vedono posizionate tra le otto Regioni che ottengono, in base alla Griglia LEA, un punteggio superiore a 200, traguardo tanto più significativo se si pensa che l’anno 2017 è il primo anno intero subito dopo gli eventi sismici che hanno duramente colpito vasta parte del territorio regionale (nella griglia LEA siamo ottavi dopo l'Abruzzo, ma siamo noni nella valutazione del CREA e decimi in quella di Meridiana Sanità e siamo ben lontani dal centro del bersaglio in molti indicatori del Sant'Anna. Queste analisi servono a capire dove siamo carenti -vedi l'assistenza territoriale -e non ad esibire performance che ci vedono comunque lontani dal "vertice") ;
- la Giunta regionale ha avviato il percorso partecipato (partecipato? Sentite al riguardo cosa pensano i sindacati, i professionisti e le Associazioni di Tutela. Alle consultazioni hanno o meglio avrebbero partecipato due società scientifiche di diabetologia e il diabete su oltre 50.000 parole non è nominato mai, per non parlare delle malattie neuromuscolari, dei fisioterapisti ...): per la predisposizione della proposta del nuovo Piano socio sanitario regionale (Il cittadino, l’accessibilità, l’integrazione e la sostenibilità), con l’obiettivo di “migliorare in modo significativo la salute e il benessere delle popolazioni, ridurre le diseguaglianze di salute, rafforzare la sanità pubblica e garantire sistemi sanitari che pongano al centro la persona e che siano universali, equi, sostenibili e di alta qualità”;
- più specificatamente il Piano di cui sopra si articola in:
• obiettivi strategici che definiscono “cosa” la Regione vuole realizzare per garantire la migliore sanità per i suoi cittadini e soddisfare i loro bisogni attraverso le priorità della fragilità e cronicità dal neonato all’anziano, qualità e appropriatezza dei servizi e dei trattamenti, accessibilità e prossimità, equità del sistema e sostenibilità del sistema (discorsi assolutamente generali e aspecifici) ;
• direttrici di sviluppo che individuano invece “come” la Regione intende raggiungere gli obiettivi, cioè attraverso quali modalità, strumenti, azioni, investimenti attraverso la qualificazione scientifica e professionale, l’innovazione info-telematica, l’adeguamento strutturale e tecnologico, l’integrazione organizzativa, il consolidamento dell’assetto istituzionale, la partecipazione, la responsabilità e la trasparenza (discorsi altrettanto generali ed aspecifici)
GIUDICATO, pertanto, positivamente (di nuovo siamo sicuri di questo giudizio positivo tout court ? E i ritardi sul Piano Regionale Cronicità, su quello delle demenze -nominate in una sola pagina del piano-, le enormi carenze nella domiciliarità e nella residenzialità per anziani e nella tutela della salute mentale, il sottofinanziamento della prevenzione, i ritardi nel Progetto Aree interne e nei processi di integrazione socio-sanitaria ... Tutte criticità che il piano omette accuratamente di enucleare, ma che non per questo cessano di esistere. E non parlandone cessa da un punto di vista tecnico di essere un Piano) il percorso fino ad oggi compiuto dal Governo regionale nella gestione della sanità, ma comunque necessario accrescere ulteriormente il livello di attenzione alle esigenze ed alle istanze dei cittadini marchigiani, soprattutto rispetto ad alcune criticità ancora presenti, come per le liste d’attesa;
PRESO ATTO, tuttavia, del risultato prodotto dall’indagine “Sanità bene comune” promossa dalle organizzazioni sindacali CGIL, CISL e UIL, al fine di conoscere come i cittadini marchigiani valutano il sistema sanitario pubblico, attraverso interviste rivolte ad un campione di 3.360 marchigiani scelti con criteri di rappresentatività, risultato critico nel suo complesso e assolutamente negativo sulle liste di attesa e sull’accessibilità dei servizi (se non lo diceva la meritoria iniziativa sindacale la politica tutto questo non lo avrebbe saputo? I sistemi di monitoraggio dei fenomeni importanti la Regione perchè non li usa?);
RITENUTO, pertanto, che la Giunta regionale non possa prescindere nell’elaborazione della nuova proposta di PSSR, dal ponderare accuratamente (una domanda sorge spontanea: fino ad oggi come le ha ponderate?) le scelte future in modi da tener conto delle specificità territoriali nel disegnare un’offerta sanitaria in grado di recuperare la fiducia dei cittadini nei riguardi della sanità regionale (scusate, ma non andava tutto bene? Sul podio addirittura come Regione di riferimento!);
IMPEGNA IL PRESIDENTE E LA GIUNTA REGIONALE
in sede di organizzazione della rete delle strutture ospedaliere (qui sta il punto della risoluzione più clamoroso, quello che davvero meriterebbe una dissezione. Ma il territorio dov'è? Ma davvero si pensa che le reti ospedaliere siano un problema distinto dalle reti territoriali? Chi sta in Consiglio certamente sa che nella vita vera spesso si sta a contatto, ad esempio, con anziani che non si riesce a dimettere dall'ospedale perchè a casa non possono tornare e le strutture residenziali hanno una lunga lista di attesa) regionali nella redigenda proposta di Piano socio sanitario regionale (PSSR), a rivalutare le scelte compiute con il PSSR attualmente vigente nonché con i diversi atti amministrativi che hanno disegnato, anche alla luce dell’intervenuta normativa statale, il sistema di offerta ospedaliera (ci risiamo sulla assistenza ospedaliera totalmente svincolata dal rapporto col territorio come se questo fosse ininfluente e irrilevante) sul quale oggi i marchigiani possono contare, tenendo conto delle esigenze e delle istanze della comunità regionale e delle specificità territoriali, in modo da perseguire qualità e appropriatezza dei servizi e dei trattamenti, loro accessibilità e prossimità, realizzando un sistema equo e sostenibile (tradotto: si rimette in discussione tutto il Piano della rete ospedaliera appena sfornato con la DGR 1554/2018 in risposta ad una richiesta del Ministero? Non è che il Piano può rimuovere i vincoli del DM 70/2015 che avevano portato a quella DGR!)
Commento finale, triste e preoccupato per un tecnico. Si è parlato nella risoluzione solo di ospedali quando le criticità maggiori oggi le famiglie le vivono sul territorio. Per gli ospedali si chiede al Piano di rimettere in discussione ciò che è appena stato deciso. Fra l'altro queste decisioni debbono essere prese sempre con riferimento agli stessi criteri e quindi possono sostanzialmente portare di nuovo solo alle decisioni già prese. Non capisco. Temo che quella che è magari stata una buona mediazione politica si riveli sul piano tecnico non razionale. In tal caso non andrebbe bene nemmeno per i cittadini.