In cauda venenum (poi dicono che il latino non serve). Nella seduta di Giunta in cui è stato approvato il Piano sarebbe stato all’ultimo momento inserito un passaggio in cui si riconosce all’ospedale di Pergola lo status di ospedale di area disagiata. Vediamo intanto di cosa si tratta. Il commento seguirà a Piano approvato e a relativo testo disponibile.
Il DM 70/2015 così recita al punto 9.2.2. In grassetto i punti topici (con un brevissimo commento tra parentesi):
Presidi ospedalieri in zone particolarmente disagiate
I Le regioni e le provincie autonome di Trento e di Bolzano possono (non è scritto: debbono) prevedere presidi ospedalieri di base per zone particolarmente disagiate, distanti più di 90 minuti dai centri hub o spoke di riferimento (o 60 minuti dai presidi di pronto soccorso), superando i tempi previsti per un servizio di emergenza efficace. I tempi devono essere definiti sulla base di oggettive tecniche di misurazione o di formale documentazione tecnica disponibile (chi avrà fatto nel week end del 26 e 27 queste misurazioni e soprattutto come?). Per centri hub and spoke si intendono anche quelli di regioni confinanti sulla base di accordi interregionali da sottoscriversi secondo le indicazioni contenute nel nuovo patto per la salute 2014-2016.
Tali situazioni esistono in molte regioni italiane per presidi situati in aree considerate geograficamente e meteorologicamente ostili o disagiate, tipicamente in ambiente montano o premontano con collegamenti di rete viaria complessi e conseguente dilatazione dei tempi, oppure in ambiente insulare.
Nella definizione di tali aree deve essere tenuto conto della presenza o meno di elisoccorso e di elisuperfici dedicate.
In tali presidi ospedalieri occorre garantire una attività di pronto soccorso con la conseguente disponibilità dei necessari servizi di supporto, attività di medicina interna e di chirurgia generale ridotta. Essi sono strutture a basso volume di attività, con funzioni chirurgiche non prettamente di emergenza e con un numero di casi insufficiente per garantire la sicurezza delle prestazioni, il mantenimento delle competenze professionali e gli investimenti richiesti da una sanità moderna (rileggete con calma: c’è scritto che un ospedale così nasce con un elevato rischio di inefficacia ed inefficienza).
Tali strutture devono essere integrate nella rete ospedaliera di area disagiata e devono essere dotate indicativamente di:
- un reparto di 20 posti letto di medicina generale con un proprio organico di medici e infermieri;
- una chirurgia elettiva ridotta che effettua interventi in Day surgery o eventualmente in Week Surgery con la possibilità di appoggio nei letti di medicina (obiettivo massimo di 70% di occupazione dei posti letto per avere disponibilità dei casi imprevisti) per i casi che non possono essere dimessi in giornata; la copertura in pronta disponibilità, per il restante orario, da parte dell'equipe chirurgica garantisce un supporto specifico in casi risolvibili in loco;
- un pronto soccorso presidiato da un organico medico dedicato all'Emergenza-Urgenza, inquadrato nella disciplina specifica così come prevista dal D.M. 30.01.98 (Medicina e Chirurgia d'Accettazione e d'Urgenza) (quindi a una prima lettura servirebbero sei medici specialisti dedicati: praticamente una cannonata ad una mosca) e, da un punto di vista organizzativo, integrata alla struttura complessa del DEA di riferimento che garantisce il servizio e l'aggiornamento relativo.
E’ organizzata in particolare la possibilità di eseguire indagini radiologiche con trasmissione di immagine collegata in rete al centro hub o spoke più vicino, indagini laboratoristiche in pronto soccorso. E’ predisposto un protocollo che disciplini i trasporti secondari dall'Ospedale di zona particolarmente disagiata al centro spoke o hub. E’ prevista la presenza di una emoteca. Il personale deve essere assicurato a rotazione dall'ospedale hub o spoke più vicino (ma i professionisti che ruoteranno sono informati?).
Ci sarà da ragionare bene se questa è la soluzione scelta dal Piano per qualche ospedale come Pergola.