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La Regione Marche ha dato con un comunicato stampa ampio risalto ad un servizio della Gabanelli  (sì, proprio lei, Milena) comparso su Dataroom del Corriere della Sera. Il servizio parla di 300 reparti da chiudere in Italia: nelle Marche figura un solo reparto da chiudere, anzi nessuno.

Vediamo di che si tratta. Enfaticamente il comunicato stampa si esprime così: La sanità marchigiana ha gli standard più alti di sicurezza e qualità nei suoi pronto soccorso, punti nascita e reparti ad alta specializzazione (neurochirurgia, chirurgia vascolare, cardiochirurgia).

Vediamo bene di cosa si tratta.  Si tratta di una analisi in cui si vuole evidenziare il mantenimento di reparti/servizi che sarebbero da chiudere.

Cominciamo dai Servizi di Pronto Soccorso. Quelli con meno di 20.000 accessi l’anno andrebbero chiusi. Da noi nelle Marche non ce n’è nessuno sotto a questo limite, mentre nel resto d’Italia ce ne sono 103. La riduzione del numero dei servizi di pronto soccorso è stata sicuramente un' azione realizzata in questa legislatura con la riconversione di alcune strutture minori. Resta il fatto che in relazione agli standard nazionali il numero di strutture resta superiore all'atteso (come segnalato dalla stessa Giunta nella DGR 1556/18) e che i tempi di attesa nei nostri Servizi di Pronto Soccorso sono i più lunghi tra quelli delle Regioni monitorate dall’Istituto Sant’Anna di Pisa.

Poi ci sono i punti nascita sotto i 500 parti l’anno da chiudere. Nelle Marche secondo la Gabanelli ce n’è uno: Fabriano (in tutta Italia 84). Punto nascita di Fabriano che però - dice il comunicato della Regione - è stato dismesso. Peccato che la Regione lo abbia dismesso solo su pressione del Ministero e abbia anche espresso solidarietà alle comunità locali che vorrebbero farlo riaprire. C’è un comunicato stampa (uno di qualche tempo fa diverso da quello che stiamo commentando qui) della Regione che lo dice.

Infine ci sono i reparti di chirurgia specialistica (cardiochirurgia, neurochirurgia e chirurgia vascolare) che andrebbero chiusi quando corrispondenti a bacini di utenza troppo piccoli. In Italia di reparti di queste discipline con bacini di utenza troppo piccoli ce ne sono 12, mentre nelle Marche invece non ce ne sono. Peccato che i numeri della Gabanelli siano in alcuni casi sbagliati (di chirurgie vascolari nelle Marche ce n’è una e non tre, ad esempio). La dotazione attuale di queste strutture nelle Marche è quella storica e quindi non è stato il risultato di alcuna azione specifica in questa legislatura; inoltre, i dati di mobilità passiva in almeno due casi (neurochirurgia e chirurgia vascolare) hanno un forse saldo negativo di mobilità, ovvero i marchigiani vanno a curarsi fuori Regione a causa di una offerta  carente per queste discipline.

Come questa analisi possa trasformarsi in una testimonianza di alti standard di sicurezza e qualità dei nostri ospedali davvero ci sfugge, mentre gli indicatori per sapere come stanno le cose (e i marchigiani del resto lo sanno) li abbiamo più volte segnalati (ma vuoi mettere la semplicità di un comunicato stampa rispetto all'analizzare la questione e fornire ai lettori gli elementi di valutazione...).

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