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Nel processo di Piano è stata fornita ad un certo punto la possibilità a tutti di fare proposte attraverso una griglia riportata nel sito dell’ARS nella parte dedicata al Piano. In molti hanno aderito alla proposta e i loro contributi sono confluiti  in un repertorio di schede intervento in cui ciascun contributo è stato articolato per area di intervento (prevenzione, territorio, ospedale, aree “trasversali” e aree “di interesse regionale”).

La voglia di partecipazione dei dirigenti e dei professionisti della sanità marchigiana ha prevalso sulla sensazione che in molti probabilmente hanno avuto di aderire ad un Piano che sarebbe stato presentato come costruito dal basso, quando in realtà le parti che contano venivano scritte da un’altra parte. Questo rischio c’era, ma in molti hanno preferito correrlo e questo è un segnale positivo, molto positivo.

Adesso però occorre dare coerenza al percorso avviato dando ordine, coerenza e “gambe” alle proposte. Perchè nella attuale  versione le schede intervento non fanno (e certo questo non dipende da chi le ha proposte) chiarezza su chi avrà la responsabilità di renderle operative e su quali sono le risorse di cui l’intervento potrà disporre. Inoltre le schede non prendono in considerazione  tutti gli altri interventi correlati che necessitano di essere attivati per raggiungere gli obiettivi di quello specifico  intervento.

Prendiamo la scheda relativa al percorso di presa in carico post-dimissione. Si tratta di un tema di assoluta priorità che compare sin troppo tardi nella agenda della sanità marchigiana. La scheda nasce da una bella esperienza fatta nell’Area Vasta 2 dell’ASUR su proposta dei Comitati di partecipazione, coinvolti nella costruzione e gestione della progettualità, con la partecipazione di tutte e tre gli Enti (ASUR Area Vasta 2, Ospedali Riuniti di Ancona e INRCA) - Un progetto nato dal confronto aziende sanitarie - cittadini. La scheda prevede una serie di azioni e di strumenti che certamente anche altre realtà regionali in forme simili hanno elaborato e stanno utilizzando. Il progetto potrebbe metter in fase e portare a regime il percorso in tutta la Regione.

Adesso si tratta di capire in primo luogo come potrà avvenire il massiccio trasferimento di risorse ai distretti in modo da sviluppare una progettualità che richiede sia a livello domiciliare che residenziale una offerta molto più consistente. Servono altre cose, ma senza questa davvero non solo non si va lontano, ma si incorre in quello che è il pericolo più grosso. Che il vero Piano sia altrove (negli ospedali di II livello, ad esempio) e che chi si è impegnato alla collaborazione si senta tradito.

Per concludere, sono tante le buone schede intervento, ma tanti di più i “buchi” (salute mentale e neuropsichiatria infantile, tanto per  fare un esempio). E chi ci lavora in questi "buchi"  non è certo un marchigiano “meno buono”. Sarà il caso di rifletterci.

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