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Ogni volta che mi capita di partecipare ad un confronto pubblico sulla sanità pubblica (nelle Marche, casa mia e di questo blog) c’è sempre qualcuno che alimenta la privatizzazione della sanità. Almeno due volte su tre definita strisciante (è una specie di automatismo verbale). E ogni volta io (se partecipo) ripeto la stessa frase a mo’ di disco rotto: non è che c’è troppo privato, ma c’è troppo poco governo del privato.

Quando si parla di privati, come su molte altre  questioni del resto, c’è poco approfondimento e tanta retorica spesso condita da pregiudizi. Invece occorre entrare nel merito. Come cercherò di fare oggi con tre esempi di aree di miglioramento del rapporto con i privati.

Cominciamo da quello che mi pare il più clamoroso: la Regione che rischia di accollarsi 5 milioni di mobilità attiva dei ricoveri 2017 dei privati. In un recente post questo problema è stato analizzato nel dettaglio dopo che precedenti post, l’ultimo dell’agosto 2018,  avevano segnalato per tempo il problema. Senza rifare tutto il discorso: la Regione Marche ha fatto accordi con i privati per gli anni 2017-2018 che prevedono tetti di produzione in mobilità attiva in incremento. Peccato che la Conferenza Stato-Regioni avesse già deciso nel settembre 2016 di abbattere d’ufficio gli incrementi annuali di produzione di ricoveri dei privati in mobilità attiva. Effetto di questa politica? Un abbattimento di quasi 5 milioni di euro a carico della mobilità attiva delle Marche (è la Regione che gestisce il rapporto con le altre Regioni anche per la attività dei privati). E adesso chi paga dopo che quei 5 milioni sono verosimilmente già stati fatturati?

Secondo esempio: la mancata razionalizzazione della rete dei laboratori privati. Questa cosa la sanno anche i muri: i laboratori pubblici hanno capacità analitiche in grado di far fronte a tutte le esigenze della popolazione. In un vecchio post avevo già segnalato li punti critici della DGR 184/2017 con cui è stato fatto un accordo con i laboratori privati autorizzati ed accreditati.  L’accordo prevede due nuovi laboratori contrattualizzati che si aggiungono ai 47 già contrattualizzati per un budget complessivo di circa 9 milioni di euro. Si tratta di  un incremento di 1,7 milioni di euro rispetto al budget storico, incremento pari quasi al 25%. I laboratori sono una importante realtà professionale ed economica, ma il settore era ed è tra quelli da ricovertire. Infatti, la DGR 184/2017 prevedeva un processo di riorganizzazione dei laboratori privati da concludersi entro il 31.12.2017. Non si sa se il processo è iniziato, ma certo non si è concluso.

Terzo esempio: il rapporto  con le strutture di riabilitazione già oggetto di un esame analitico in altro post. Dal  momento che la produzione del privato in questo settore supera i 90 milioni l’anno verificarne l’appropriatezza risulta fondamentale. Nel paragrafo sulla appropriatezza dell’ultimo accordo (DGR 1438/2016) c’è questo passaggio: Per la quota di assistenza extra-ospedaliera, residenziale, semiresidenziale ed ambulatoriale (le parti) si impegnano a costituire un gruppo di lavoro tecnico misto , costituito da professionisti  di entrambe le parti, per la definizione di indicatori di appropriatezza ed il relativo monitoraggio. Il gruppo di lavoro è stato costituito? Ha prodotto un risultato formalizzato e reso pubblico? Altrimenti buona parte di quei quasi 90 milioni vengono spesi in assenza di un sistema adeguato di monitoraggio.

E quindi basta con la pigrizia e gli slogan quando si parla di rapporto con i privati. Questo vale anche per gli amici dei sindacati, particolarmente attenti alla  questione, ma - sembra a me - a volte ancorati a vecchi schemi. Entrare nel merito: questa è la mia proposta!

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