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Lo ripeto come fosse un mantra: non c’è troppo privato nella sanità delle Marche, c’è troppo poco governo del rapporto col privato in sanità. Abbiamo parlato pochi giorni fa della riabilitazione pubblica che sta scomparendo, oggi parliamo di odontoiatria e di laboratori analisi.

A proposito: il titolo del post è frutto di una mia nuova passione per il ciclismo di recente sfogata ai bordi delle nostre meravigliose strade attraversate dalla Tirreno-Adriatica (tappa di Recanati, quella dei muri).

Cosa non va nel rapporto con l’odontoiatria  privata

Esattamente un anno fa (il 29 marzo 2018) pubblicammo un post su una DGR della Regione Marche su un progetto di odontoiatria pubblica. La DGR era la 315/2018. Il post identificava i seguenti punti deboli della DGR: 

  • la totale assenza di una qualunque forma di valutazione dell’esistente sia in termini di sedi, che di personale, di attrezzature e soprattutto di attività;
  • la assenza di risorse aggiuntive e dedicate o, in alternativa, di indicazioni su dove recuperarle;
  • la mancanza di chiarezza sui ruoli, sui tempi e sugli indicatori;
  • la assenza di riferimenti ad esperienze di buona pratica regionali ed extra-regionali da utilizzare come modelli di riferimento.

Ovviamente (e questo “ovviamente” non fa piacere scriverlo) del progetto non si è saputo più niente e la odontoiatria nel Piano non è assolutamente citata.

E poi c’è un problema che va verificato.  Negli ambulatori privati contrattualizzati si effettuano poche prese in carico di trattamenti complessi e si effettuano invece molte visite  e molte prestazioni  semplici. Il possibile effetto di questa situazione è che dopo la visita poi per il trattamento i cittadini debbono provvedere di tasca propria magari presso la stessa struttura.

Per par condicio occorre ricordare che il pubblico nei suoi poliambulatori rischia di fare qualcosa di analogo con i professionisti dipendenti o in convenzione che sono quasi sempre anche professionisti operanti in regime privato.

Per favore qualcuno può controllare e governare questi fenomeni (leciti, ma inopportuni) e magari rendere operativa la DGR 315/2018? A proposito: se ci sono dati che smentiscono queste considerazioni sarò il primo a renderli noti ed a fare pubblica ammenda. Per gli addetti: i dati sono quelli del file C (quello della specialistica ambulatoriale). Basta prendere la produzione di ciascun privato convenzionato e vedere quali sono le prestazioni più comunemente eseguite e metterle in ordine di peso economico.

La soluzione? Semplice. Prevedere che il budget per le prime visite sia inferiore al 10% del budget globale e distribuire il budget tra le diverse tipologie di prestazioni in funzione della loro complessità, così come avviene in altre Regioni.  Lo stesso – sempre per par condicio -dovrebbe essere fatto con i piani di attività dei poliambulatori pubblici.

Cosa non va nel rapporto con i laboratori analisi

Quando controlliamo le Delibere di Giunta ogni tanto ne troviamo qualcuna dal titolo “strano” che  incuriosisce. E’ questo il caso della recente DGR 317 del 26 marzo 2019 avente come misterioso oggetto: Proroga validità DGR n.4 /2015 "Definizione del fabbisogno strutturale attività di laboratorio analisi nella Regione Marche”. Che vorrà dire? Uno va a vedere questa DGR 4/2015 e scopre che è una delibera che quantifica in 47 i laboratori analisi privati di cui la Regione avrebbe bisogno contro  i 27 laboratori pubblici. E’ evidente che si tratta di un dato (quel 47) “illogico” data la possibilità con l’automazione dei processi di laboratorio di ridurre di molto il numero dei laboratori privati, come già avvenuto con quelli pubblici. Se c’è qualcuno che ha dei dubbi al riguardo se li tenga. Non vale la pena di parlargliene. 

Con la DGR 184/2017 è stato fatto l’ultimo accordo ormai scaduto con i laboratori privati autorizzati ed accreditati.  L’accordo prevedeva due nuovi laboratori contrattualizzati che si aggiungevano  ai 47 già contrattualizzati (quelli di cui sopra) per un budget complessivo di circa 9 milioni di euro, decisamente incrementato rispetto al passato. La DGR 184/2017 prevedeva però (e aggiungerei: almeno) un processo di riorganizzazione dei laboratori privati da concludersi entro il 31.12.2017.

Con questa ultima DGR di pochi giorni fa la riorganizzazione salta e si rimane ai 47 (ormai 49) laboratori privati convenzionati (termine peraltro sbagliato, ma non è questo l’errore che preoccupa di più negli atti regionali sui laboratori privati) con la motivazione che si rimane  in attesa per la riorganizzazione dei nuovi requisiti di autorizzazione ed accreditamento di tali strutture.

Con un’altra DGR, la 318 pure del 26 marzo 2019, si ratifica un altro accordo con  laboratori privati perché conferiscano i loro referti al fascicolo sanitario elettronico e perché diventino possibile sede di prenotazione per le prestazioni ambulatoriali. Due ottime cose, che purtroppo giocano a favore del mantenimento dei 47, anzi 49, laboratori privati accreditati e contrattualizzati (si dice così).

E così il grande ritardo nell’approvazione dei manuali di autorizzazione ed accreditamento diventa anche un motivo di ulteriore intoppo nel governo del rapporto con i privati.

Fervorino finale

Non vi è alcun dubbio – lo ripeto - che il problema della sanità marchigiana non è il troppo privato o il cattivo funzionamento del privato. E’ però altrettanto certo che una inadeguata gestione del rapporto col privato che ne fa crescere gli spazi di attività con atti esplicitamente orientati a favorirli non aiuta una serena discussione senza pregiudizi del rapporto pubblico-privato nelle Marche.

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