Tanto il titolo del post è lungo (alla Wertmuller), tanto il suo testo sarà corto. Remo ha appena messo un post sul Piano Sanitario Regionale che viene descritto e proposto come strumento alto di governo del sistema.
Devo dire che ho sviluppato una sorta di allergia ai piani sanitari regionali quando ho fatto da spettatore (ma in prima fila) alla nascita dei piani sanitari 2012-2014 e prima ancora 2007/2009. Risale a quei tempi una allergia ancora più grave: quella nei confronti delle cabine di regia. Non mi è passata.
E quindi questa “nostalgia” per i piani sanitari mi ha lasciato un po’ perplesso, ma poi ho letto e riletto il post (questo è il duro lavoro della redazione del nostro blog) e sono andato a rivedere il Piano Sociale e Sanitario della Regione Emilia-Romagna 2017-2019 uscito qualche giorno fa. In effetti, a ragionarci non solo è possibile, ma è anzi necessario dotarsi di uno strumento che orienti strategicamente il sistema sanitario regionale nella sua evoluzione. Che non prenda decisioni su posti letto e unità operative complesse, ma avvii un percorso di trasformazione sulla base di principi democraticamente condivisi e tecnicamente fondati sulla base di un solido terreno culturale. Non ci provo nemmeno a commentare il Piano dei vicini di banco (notoriamente secchioni, ma secondo me si lasciano copiare e questo li redime) e le schede attuative in cui lo stesso si articola. Ognuno può farsene un’idea direttamente . Certo quel piano disegna un mondo che a me appare molto diverso rispetto al mondo attuale della sanità marchigiana. Basti pensare all’enfasi sul ruolo dei distretti nel Piano dell’Emilia-Romagna ed al ruolo che gli stessi (non) hanno ancora nel nostro sistema a partire dall’organigramma del livello regionale.
Ma in fondo nelle Marche basterebbe ripartire dal Piano Sanitario Regionale 2003-2006 che già dal titolo ricorda molto l’impostazione del piano appena uscito dei nostri vicini: “Un’alleanza per la salute: un welfare marchigiano universale, equo,solidale e di qualità”. Nei due piani successivi le Marche sostituirono a universalità, equità, solidarietà e qualità la sostenibilità, l’innovazione e lo sviluppo. Abbiamo visto.
Forse Remo ha ragione (capita persino questo). (Ri)facciamo un buon Piano Sociale e Sanitario. Ricordiamoci dove eravamo e torniamo a quel clima culturale. E a quell'Agenzia regionale sanitaria.
PS Non è che il Piano Sociale e Sanitario dell'Emilia-Romagna non abbia difetti. Ad esempio prevede una cabina di regia regionale. No, la cabina di regia no...