"La Giunta regionale, entro il 30 settembre, presenta annualmente al Consiglio regionale una relazione generale sulla gestione ed efficienza dei servizi sanitari, sullo stato di salute della popolazione, sullo stato di attuazione del Piano sanitario regionale, sull'andamento della spesa sanitaria e sull'attività dei servizi e presidi della regione che evidenzi il grado di raggiungimento degli obiettivi"
Così recita la LEGGE REGIONALE 17 giugno 1996, n. 26 - Art 31 - Strumenti della programmazione al comma 7. Un tema rilevante e delicato come la salute dei cittadini richiede (o richiederebbe) oltre ad una azione programmatoria che indirizzi le risorse verso i bisogni prioritari dei cittadini, anche di una periodica verifica degli effetti positivi e negativi delle scelte effettuate per poter correggere la rotta.
Cercando con il motore di ricerca nel sito del Consiglio regionale non sembra esservi agli atti una simile relazione, mentre nel sito dell'Agenzia Sanitaria Regionale è possibile reperire i seguenti documenti:
- Relazione sullo stato di salute della popolazione marchigiana - Anno 2000
- Il profilo di salute delle Marche. Regione Marche - Anno 2007
La salute della popolazione è un indubbio valore, ma la possibilità di preservarla concretamente richiede un metodo: innanzitutto la conoscenza dei dati, poi le scelte programmatorie e per finire il controllo degli effetti delle scelte sui bisogni. Senza un approccio sistematico si generano distorsioni, senza che nessuno si senta concretamente responsabile delle stesse (Per non trovarci a dire di aver solo mandato avanti i treni...).
Un esempio:il fenomeno dell'immigrazione. E' facile, e giusto, bollare come razziste alcune affermazioni al riguardo di politici che la sparano sempre più grossa alla ricerca di un (purtroppo) facile consenso (quando a guardare i dati dei flussi realizzi si accorge che essi descrivono una realtà diversa da quella percepita). Il tutto è certamente pericoloso (perchè talvolta arma le mani, le parole e pure i twitter di sprovveduti), ma restano pur sempre semplice -ancorchè odiose - dichiarazioni di stampa. Poi apprendiamo dalla ricerca epidemiologica che la popolazione immigrata ha bassi indici di salute tra cui bassa adesione alle campagne di screening, ma a questo non fa spesso riscontro alcun intervento strutturato per colmare questa differenza (con uno strumento come l'equity audit). E allora, chi è concretamente e fattivamente razzista: il politico in TV che (stra)parla e/o il sistema di servizi che non adegua il proprio modo di operare ai bisogni della popolazione reale con tutte le sue differenze e specificità?
A questo servono le Relazioni sullo stato di salute e queste cose accadono quando non le si hanno. O quando non le si utilizza.
PS. Sul tema delle diseguaglianze c'è tanta ricerca in Italia (ci torneremo) e uno storico ed appassionato osservatorio della nostra Agenzia Regionale Sanitaria delle Marche.