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La Relazione sullo stato di salute (RSS) costituisce il momento di analisi dei bisogni della popolazione rispetto alla dimensione salute letti nella loro interazione con l’offerta sanitaria. Infatti, la RSS non è una descrizione epidemiologica delle patologie presenti nella popolazione, ma una analisi dell’interazione tra le problematiche di salute della popolazione e i servizi sanitari (ma non solo sanitari) che le vengono offerti nelle fasi della prevenzione, cura e riabilitazione.  Proviamo a farne una per le Marche fai da te!

La relazione deve  consentire di individuare le principali problematiche in termini  di bisogni/servizi ed evidenziare il differenziale esistente tr situzione attule e situazione ottimale, definita dalle indicazioni normative / programmatorie esistenti e dal confronto con altre realtà regionali. La RSS è indispensabile per la valutazione delle risorse necessarie per adeguare la risposta al modificarsi dei bisogni e delle nuove risposte assistenziali.

La relazione quindi costituisce la premessa per un approccio al  Budget a base zero, in modo da  poter affiancare alla ordinaria gestione della spesa storica anche un modello di distribuzione delle risorse basato sui bisogni misurati traformati in priorità. Per poter raggiungere questo obiettivo il documento dovrà avere un livello di analisi in grado di rilevare anche le disomogeneità esistenti all’interno della Regione, al fine di verificare il livello di equità del sistema.

La relazione deve essere un documento sintetico  (e quindi strutturato in schede di facile consultazione) grazie alla  individuazione di indicatori chiave, che potranno essere, in relazione ai dati disponibili e in un crescendo di rilevanza, di tipo:

  • indicatori di risorse (i più semplici: devo vaccinare, quante ore di ambulatorio vaccinale ho attive?);
  • indicatori di processo (quante persone vaccino per ora?);
  • indicatori di risultato (quante persone ho vaccinato sulla popolazione da vaccinare);
  • indicatore di esito di salute (i più difficili, ma i più necessari per valutare l'efficacia del servizio sanitario: quanti decessi/casi di malattia  ho evitato grazie alla vaccinazione?).

Gli indicatori individuati andranno letti secondo la dimensione geografica e  socioeconomica (disomogeneità interne al sistema),  temporale (trend di evoluzione) e comparativa con le altre realtà regionali (in particolare con le regioni di riferimento e non con la media nazionale...).

Obiettivo della RSS per ciascun ambito sarà quello di definire un cruscotto di obiettivi/indicatori (anche con l’evidenza di ambiti non esplorabili), con l’esplicitazione di valori obiettivo di riferimento. Nella selezione degli indicatori dovranno essere inseriti di regola almeno quelli oggetto di monitoraggio nazionale da parte del Ministero della salute ( con una valutazione comparativa riferita al valore di riferimento / miglior dato nazionale) e del Programma Nazionale Esiti (con particolare attenzione agli indicatori inseriti nel Decreto Ministeriale 21/6/2015 – allegato b).

Pronti, partenza, via! Prendiamo il primo kit di settore ....

(ogni aiuto sarà molto, ma molto, ben accetto...)

 

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    Roberto Calisti · 01/03/2018
    Sono medico del lavoro, dico quindi di sicurezza e salute occupazionali e propongo una lista di indicatori ovvii, che penso comunque utili nell'ottica di chi debba "leggere" a fini di valutazione e programmazione lo status di una Regione con circa un milione e mezzo di abitanti che della "medietà" ha da sempre fatto, con valide ragioni, una propria cifra.

    Per quanto si sa (e non vi sono particolari motivi per temere che ciò sia erroneo e/o fuorviante), nelle Marche non abbiamo alcunché di eccezionale in quanto a fattori di rischio occupazionale e a riscontri di danni da lavoro: quindi i rischi su cui dobbiamo lavorare e i danni di cui dobbiamo renderci conto per affrontarli dovrebbero essere " i soliti" che ci aspettiamo oggi in tutto il complesso dell'Italia: fermo restando che un buon sistema di allerta su un set anche ristretto di eventi sentinella (incidenti industriali rilevanti con "nubi tossiche" e simili, cluster temporo-spaziali di infortuni gravi o mortali con simili modalità di accadimento, cluster temporo-spaziali di tumori rari, mobilità passiva per interventi chirurgici per sindromi del tunnel carpale e dita a scatto, procedimenti penali e/o civili per mobbing e dintorni ...) dovrebbe comunque essere stabilito a priori per non doverci trovare pigramente assisi sul noto e (anche psicologicamente) impreparati di fronte all'inatteso.

    a) Popolazione occupata complessiva, per territorio (per carità, non più per Province, ma per Comuni, "comparti" ATECO, distretti e industriali, fasce altimetriche ...), per età, per livello / qualifica professionale, ovviamente distinguendo tra "tempi indeterminati" e non e avendo ben presente che INAIL attualmente copre non più del 75 % della popolazione lavorativa completa = i dati INAIL non vedono almeno il 25 % della popolazione lavorativa completa.

    b) Mappatura territoriale (articolata come sopra) di almeno tre gruppi di fattori di rischio occupazionale:

    b1) sovraccarico biomeccanico;

    b2) broncopneumoiritanti e asmogeni;

    b3) cancerogeni e mutageni.

    c) Mappatura territoriale (articolata come sopra) di almeno tre gruppi di danni in tutto o in parte da lavoro:

    c1) patologie da sovraccarico biomeccanico cronico;

    c2) BPCO, asma, fibrosi polmonari:

    c3) tumori sia ad alta (mesoteliomi, TuNS), sia a bassa frazione eziologica occupazionale (almeno ca polmonari e vescicali + ca rinofaringei + leucemie e linfomi).

    Necessaria anche una mappatura territorializzata e non rituale delle attività di igiene e sicurezza del lavoro intese in senso lato (non solo quelle classiche, tipo sopralluoghi in edilizia e agricoltura e inchieste per infortuni lavorativi e malattie professionali, e non solo quelle della parte pubblica), evitando il teatrino del 100 % delle attività programmate inevitabilmente svolte = obiettivi raggiunti senza eccezione alcuna e provando ad andare a correlare ciò che è stato fatto con i risultati che si sono ottenuti (sapendo che mai un risultato di prevenzione è conseguenza di un'unica azione condotta da Tizio o da Caio, che sempre dentro di esso va cercata e riconosciuta una complessa web of causation).

    L'avevo premesso: una lista di indicazioni ovvie, alla quale sarebbe bello poter aggiungere spunti meno ovvii e maggiormente innovativi.

    Ma intanto sarebbe già un gran passo avanti che si concretizzasse l'ovvio.





    • Questo commento non è stato pubblicato.
      Claudio Maria Maffei · 05/03/2018
      Mi sembrano considerazioni importanti. Il tema è: quali dai per pianificare, gestire e quindi valutare? Il taglio che tu hai dato all'area della sicurezza e salute occupazionali va reso operativo nella costruzione di una cultura e pratica del dato senza la quale oggi non si dovrebbe lavorare. Intanto i tuoi spunti li abbiamo annotati. Avere come riferimento qualche sistema informativo regionale o aziendale già impostato secondo al tua proposta può aiutare a farsi una idea di ciò che è sicuramente possibile, se lo si vuole.