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Ai tempi della L. 833/78 istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale erano tre le parole d’ordine ripetute sino all’ossessione nei documenti e nei discorsi: prevenzione, programmazione e partecipazione (le 3 P).  Queste comparivano sempre nei lucidi (già a quei tempi non c‘erano slide, ma lucidi) del prof. Renga, grande sostenitore della Riforma come del resto lo furono tutti i grandi igienisti del tempo. Allora non si parlava ancora di stakeholder, ma il principio era assolutamente lo stesso: per il governo e la gestione del sistema socio-sanitario  occorrono condivisione e forme nuove di rapporto tra politica, tecnica e comunità civile.

Oggi vogliamo riprendere solo alcuni (pochi) tra i moltissimi esempi di segnali che vengono da punti diversi della regione Marche con in comune la voglia di partecipare attraverso le idee e qualche volta attraverso le azioni. Voglia che a mio (direi piuttosto condiviso) parere trova tiepide quando non addirittura fredde e talvolta ostili risposte a livello istituzionale. Le iniziative che adesso segnaliamo sono pescate quasi a caso dal nostro blog  e dalla rete di relazioni che abbiamo costruito in questi mesi.

Il Gruppo Solidarietà da molti anni rivede in modo analitico e costruttivo tutta la politica socio-sanitaria della Regione. Di recente ha pubblicato un documento che può essere sottoscritto con le modalità che il documento stesso riporta. Il documento dal titolo “Qualità e inclusione nella comunità” formula proposte in previsione della definizione dei requisiti dei servizi sociosanitari diurni e residenziali della Regione Marche. Come sempre le osservazioni del Gruppo  Solidarietà sono molte precise e nascono da una conoscenza di dettaglio delle norme, degli atti e della realtà dei servizi. Noi lo sottoscriviamo e invitiamo a sottoscriverlo.

Abbiamo parlato nel blog di Interruzione Volontaria di Gravidanza e di Consultori. Gli stessi temi sono stato oggetto di un documento della CGIL dello scorso ottobre 2017.

In questo blog Roberto Amici ha descritto una iniziativa sulla  dimissione protetta dagli ospedali dell’area di Ancona che cerca di mettere assieme tutti gli attori istituzionali assieme agli (ma sì scriviamolo) stakeholder.

Sempre ad Ancona Cittadinanzattiva ha promosso una iniziativa (Prendiamoci Cura) congiunta con CGIL CISL e UIL che è una rilevazione tramite intervista a utenti e operatori sulla fruibilità e sull’ambiente dei servizi dell’Area Vasta 2 collocati al CRASS.

Gabriele Pagliariccio ha raccontato dell’ambulatorio solidale di Senigallia Paolo Simone Madoundè.

Proprio ieri in occasione dei dieci anni dalla sua nascita Roberto Frullini ha raccontato della Fondazione Paladini frutto in larga misura di una voglia dei pazienti e delle loro famiglie di essere protagonisti della programmazione e della gestione dei servizi che li toccano più da vicino.

Abbiamo ospitato contributi di Franco Pesaresi e Riccardo Sestili sul sistema dell’emergenza territoriale che dovrebbero fornire spunti di  riflessione e proposta in uno dei capitoli più importanti del nuovo piano socio-sanitario (se e quando ci sarà).

E questi sono solo dei campioncini da menù degustazione di  quanta sia ancora forte la spinta spontanea al miglioramento del sistema sociosanitario marchigiano.
Questa spinta qualcuno la raccoglie? Si tratta, come abbiamo già detto, di una spinta gentile cui anche noi vorremmo dare il nostro contributo. Di dati, idee e sollecitazioni.

Come con la partecipazione oggi abbiamo un termine inglese che ci viene incontro (stakeholder), lo stesso succede per una nuova forma di governo che si apra al confronto e ai contributi esterni. Si chiama governance. In questi giorni in cui si parla (e purtroppo qualche volta straparla) di sperimentazioni gestionali vale la pena di leggere le pagine che vanno da  33 a  45 di un documento sulle sperimentazioni gestionali del 2002 (quando erano davvero una novità)  curato da Agenas in collaborazione con la seconda Università di Napoli. In queste pagine la differenza tra uno stile di governo tradizionale (government) e uno a tipo governance è spiegato molto bene. Alla tabella 9.1 del documento, ad esempio, si dice che con il primo stile c’è poca cooperazione nella definizione e attuazione delle politiche e nel secondo invece la cooperazione è maggiore.

La attuale gestione politica della sanità marchigiana è molto sbilanciata verso un modello tradizionale, ma col piano può sperimentare un modo diverso di governare. Come dire dalle sperimentazioni gestionali alle sperimentazioni programmatorie. Bel salto che converrebbe fare al più presto.

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