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Agli inizi degli anni ’90 partecipai, su invito del prof. Renga alla costituzione di Un Collegio Permanente per la Formazione in Sanità Pubblica sotto l’egida della Fondazione Smith Kline, centro di collaborazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sui temi della formazione. Ai lavori partecipava anche un medico simpaticissimo di origini romane al momento dirigente di un servizio di prevenzione (a memoria non ricordo quale) della Regione Umbria. E questo che segue è quello che mi ricordo di lui.

Andrea era uno dei tanti giovani studenti di medicina di Roma degli anni ’70 che dopo una militanza nella sinistra e una partecipazione ai movimenti studenteschi dopo la laurea aveva cercato fortuna in quelle Regioni in cui la sanità pubblica e i servizi di prevenzione erano partiti prima (Umbria, Toscana ed Emilia-Romagna). Da quegli incontri del Collegio per la Formazione in Sanità Pubblica conservo un ricordo di Andrea come persona esuberante (era tale come fisicità, calore, numero di figli, sorriso, sport praticato, e cioè il rugby, …). L’immagine è quella di lui che con un gran sorriso, con energia ed umiltà inizia il suo intervento con un “ compagni …”, nonostante la formalità degli ambienti in cui la Fondazione Smith Kline ci ospitava.  Davvero altri tempi.

Il Collegio dopo qualche tempo, non ricordo nemmeno perché, perse slancio e quindi non ci incontrammo più. Ma di Andrea seppi con mia grande sorpresa che era stato nominato nel 1994 Direttore Generale di una Grande Asl di Roma , forse la più grande. Ci voleva del coraggio che evidentemente quella Giunta aveva per lanciare nel mare alto e agitato della sanità pubblica romana il dirigente di un servizio territoriale di una ASL della Regione Umbria. Evidentemente non erano ancora arrivati i tempi della mediocrazia. Non rimasi sorpreso invece quando mi arrivarono i segnali dell’entusiasmo che la sua direzione aveva suscitato nell’ambiente.

Poi dopo pochissimi anni Andrea è morto, ma i suoi tre anni di direzione hanno lasciato un enorme segno che rimane nel tempo. Anche perché a suo nome è stato intitolato da Cittadinanzattiva un premio cui quest’anno (XIII edizione) hanno partecipato 257 progetti di cui nessuno, purtroppo,  dalla Regione Marche. Per la prossima edizione ci muoveremo per tempo a segnalare il bando.

Mi ha sempre affascinato la storia di Andrea grande uomo e grande leader umile della sanità. E adesso la voglio condividere anche in questa sede. 

Cominciamo dalla citazione di una sua frase che spesso viene ricordata:

«Sembra assurdo che i servizi nati per l’uomo debbano essere ricondotti ad una dimensione umana, perché l’hanno persa o mai l’hanno avuta. Eppure è questo l’unico obiettivo concreto: rimettere gli uomini e le donne al centro del sistema».

E poi qualche ricordo e spunto da cittadinanzattiva.

Andrea Alesini (1949-1996), dopo una lunga esperienza in Umbria come medico nella sanità pubblica, con incarichi nel campo della medicina scolastica, dell’organizzazione sanitaria e della medicina preventiva, è stato nominato Direttore generale della azienda Usl Roma C nel giugno 1994.

Ha rappresentato una gestione della sanità “dalla parte del cittadino”, attenta al dialogo e al rispetto dei diritti, nonché orientata a trasformare sempre le legittime aspettative in concrete azioni di governo. La sua storia è una storia di idee, di intuizioni, di volontà e tenacia, di semi gettati che hanno messo radici profonde. La realizzazione dell’obiettivo di umanizzazione delle strutture e delle pratiche sanitarie, per renderle più coerenti ai bisogni della popolazione, anche attraverso la costruzione di una rete permanente di relazioni con i cittadini, è la traccia che ha segnato tutto il suo lavoro.

Ma non di solo metodo si tratta: Andrea Alesini ha costruito e realizzato obiettivi speciali: la realizzazione della prima unità spinale unipolare del Centro Sud, l’attivazione di un centro dialisi assistito fuori dall’ambito ospedaliero, la erogazione dell’assistenza sanitaria di base per immigrati e nomadi prima che leggi nazionali la regolamentassero, l’apertura di una casa famiglia per pazienti psichiatrici, la promozione di un progetto europeo per i malati psichiatrici per costruire un giardino di sculture e tante altre azioni concrete.

L’entusiasmo che Alesini ha saputo estendere agli operatori dell’azienda che ha governato è stata un’altra tappa del suo metodo. Alesini ha parlato per giornate intere davanti ad assemblee di operatori, di cittadini, di clinici, di scienziati; ha parlato con i suoi schemi, spiegato i suoi progetti, si è accalorato e ha avuto la pazienza di insegnare e apprendere per far sì che ogni azione fosse il risultato di un confronto e di un convincimento comune.

Andrea Alesini è stato componente della direzione nazionale del Movimento federativo democratico. Per ricordare la sua opera e quello che egli ha rappresentato, il Movimento, d’intesa con la sua famiglia, ha promosso il premio a lui intitolato e con il quale si intendono premiare non parole, ma concrete opere di riforma della sanità e di costruzione di un servizio capace davvero di tutelare i diritti dei cittadini.

L’impegno di Cittadinanzattiva in tema di umanizzazione delle cure ha radici molto lontane. Parte nel 1988, con il viaggio del “Pulmino dei diritti”, durante il quale furono premiati operatori sanitari distintisi per aver favorito la tutela dei diritti dei cittadini.
Nel corso degli anni l’impegno di Cittadinanzattiva su questi temi si è rafforzato. Si sono affinati gli strumenti di valutazione, sono stati individuati gli elementi specifici caratterizzanti una “Buona pratica”, è stata istituita una banca dati, fino ad arrivare alla istituzione, il 4 luglio 1997, del Premio “Andrea Alesini”.L’iniziativa ha lo scopo di raccogliere, diffondere e incentivare buone pratiche in sanità: progetti ed attività finalizzate ad una organizzazione del sistema che collochi la persona al centro dei servizi, nel rispetto delle sue esigenze e dei suoi bisogni di cura.
Con la raccolta e la diffusione di buone pratiche, inoltre, ci si propone di creare una rete virtuosa di operatori che, attivandosi dal basso e nell’ottica della sussidiarietà, promuovano la trasformazione delle singole esperienze in “sistema”.

E infine un ricordo di Piero  Fabbri del 2004 (da Altrapagina):

Nella notte di Natale del 1996, moriva a Roma Andrea Alesini. La vita di Andrea è stata troppo breve e intensa per non lasciare dolore e rammarico, in tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo, gli hanno voluto bene, oppure hanno solo incrociato quegli occhi di mare, vivaci e splendenti per la naturale lealtà che lo metteva immediatamente in sintonia con qualunque interlocutore. A meno che, colui che gli si trovava di fronte, non avesse qualcosa da celare, da eludere, da mistificare, tanto da doversi sottrarre alla luce penetrante di quei suoi cristalli smerigliati.

Ha fatto il medico Andrea. Medico igienista, dirigente della sanità pubblica. Prima a Foligno, poi a Gubbio e Città di Castello, in seguito di nuovo a Foligno, con ruoli che sono andati crescendo di responsabilità e di prestigio; fino al balzo di carriera di direttore generale dell´Azienda Sanitaria Locale Roma C, la più popolosa e la più complessa della capitale. Dove ha dato il meglio della propria professionalità affinatasi nel tempo, riuscendo ad avviare un processo di riorganizzazione radicale, in un ambiente avviluppato dalle resistenze e dagli interessi particolari, sovente non propriamente legittimi. Ha dovuto cozzare con aperte ostilità interne e esterne al servizio sanitario pubblico; ostilità ispirate dall´intento di perpetuare rendite di posizione, insieme a fameliche commistioni parassitarie, inclini a usare ogni mezzo persuasivo: dalla blandizia ostentata (gli inviti a cena in villa sull´Appia Antica), fino agli assalti sguaiati di un boss delle cliniche, non avvezzo ai dinieghi. Eppure, nonostante le difficoltà Andrea, riuscì a valorizzare lavoro e impegno di coloro che lo meritavano; per mezzo dell´esempio e della chiarezza strategica, infuse motivazione e entusiasmo nella progettualità di tutti i livelli aziendali, ottenendone forme di adesione e convincimento che rasentavano la dedizione totale. Attivò servizi come l´emodialisi e l´unità spinale (che oggi porta il suo nome), lungamente attesi dai malati e dalla popolazione. Inaugurò una fase intensa e originale centrata sul rapporto diretto con l´utenza: le associazioni dei malati erano sempre di casa presso gli uffici della direzione, ne facilitò la missione sociale riconoscendo loro un ruolo propulsivo, volendole al fianco per superare insieme gli ostacoli che lui stesso andava incontrando. L´impronta di quest´uomo, di questo ragazzo generoso e colmo d´impeto ideale, ha uno smalto particolare nel crogiolo della storia degli ultimi decenni del secolo scorso, quando “La meglio gioventù” offriva (e in parte ancora sta offrendo), i frutti più pregni di quell´anelito di riscossa e di protagonismo che le classi subalterne seppero esprimere, insieme alle avanguardie intellettuali e studentesche, nelle lotte politiche e sociali degli anni sessanta e settanta (di cui anche Andrea fu convinto attore di primo piano, alla facoltà di medicina dell´università di Roma). Chi l´ha conosciuto e ha condiviso con lui, rapporti amicali, passione professionale, impegno civile, serberà sempre memoria della freschezza da fanciullo con cui Andrea era avvezzo affrontare le incombenze del lavoro, della militanza, così come quelle che gli riservavano le mura domestiche. Una spontaneità autentica, zampillante, che s´innestava con naturalezza sul consistente patrimonio di cultura scientifica, di elaborazione calibrata e presentata in modo acconcio all´occasione, alle aspettative delle specifiche circostanze; sia si trattasse di lavoro, sia di impegni attinenti il volontario. Un sapere non astratto, niente affatto estraneo al contesto, o a esso indifferente, piuttosto una conoscenza approfondita della cultura scientifica, orientata però alla soluzione dei problemi reali che si presentavano, in quel luogo e in quella circostanza, secondo una scala di valori che teneva sempre saldamente al centro l´essere umano e la sua dignità.
Senza defezioni possibili. Memorabile il suo impegno militante con Medicina Democratica a Foligno, per sollevare l´attenzione sui rischi delle lavorazioni con l'amianto alle Grandi Officine Riparazioni delle Ferrovie dello Stato, quando ancora l´evidenza epidemiologica era negata e elusa financo da parte sindacale. Costante, è stata la sua tensione da dirigente sanitario per la salvaguardia della qualità dell´aria e dell´acqua a Gubbio e a Città di Castello (contrastando cementifici e inquinanti chimici); così come ha speso altrettanta energia alla ricerca pervicace dell´umanizzazione dei servizi. Tanto che, dopo la sua morte, Cittadinanzattiva, già Movimento Federativo Democratico, ha istituito il premio nazionale “Andrea Alesini”, teso a dare ogni anno riconoscimento alle pubbliche amministrazioni, che si caratterizzano per la realizzazione di progetti di qualità a vantaggio dei cittadini.

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