Il Piano potrebbe se non altro consentire di ridurre la distanza ormai quasi incolmabile tra professionisti e cittadini da una parte e governo politico e tecnico della sanità marchigiana dall’altra. Ciò sarebbe già potuto avvenire con un grande dibattito e confronto sul Piano in sede di preparazione, ma non è avvenuto. In teoria potrebbe avvenire ora (in zona Cesarini per chi sa cos’è) dopo la approvazione dell’attuale testo da parte della Giunta.
Nel linguaggio del calcio, sport grande metafora della vita, la zona Cesarini è quella del gol all’ultimo minuto. Ma quel gol il Piano lo potrà segnare se riuscirà ad arricchirsi di due cose che mancano quasi totalmente: i dati e le parole (quelle giuste). Dei dati che mancano nella sanità marchigiana vi abbiamo parlato e vi parliamo sempre. Delle parole della gestione politica della sanità marchigiana abbiamo parlato meno, ma quelle sono altrettanto importanti.
Di parole il Piano in realtà ne ha tante (57.423 ne conta word), ma nella attuale versione non sono usate per condividere, ma per dividere. Dividere chi scrive (e decide) da chi quelle parole dovrebbe leggerle per capire e discutere. Il Piano andrà in Giunta avendo in teoria alle spalle un confronto con una impressionante serie di stakeholder e istituzioni che occupano un fitto elenco di due pagine. Ma cosa è stato fatto leggere a tutti questi interlocutori? Vediamo come esempio la parte relativa alla cosiddetta innovazione info-telematica (mi raccomando: la parte in corsivo è del Piano. Io non ci riuscirei mai a scriverla):
Il “valore” della innovazione info-telematica deve pertanto rappresentare il naturale obiettivo delle strategie di crescita e sviluppo della sanità digitale nell’ambito del presente PSSR.
Tale propensione al "valore” dovrà essere caratteristica comune delle principali direttive progettuali di innovazione info-telematica previste nel PSSR 2019-2021:
- crescente digitalizzazione dei percorsi sanitari (sia clinici che amministrativi) e progressiva dematerializzazione dei documenti al fine di ottimizzare i processi, semplificarne il workflow aumentando il tempo medico e di assistenza dedicato al paziente, migliorare l’accessibilità ai servizi da parte del cittadino, raccogliere e distribuire dati ad alto valore informativo;
- sviluppo di strumenti telematici che consentano la migliore e più tempestiva circolarità delle informazioni nei percorsi assistenziali trasversali (PDTA) e nelle reti integrate per patologia, con particolare riguardo agli ambiti di emergenza-urgenza ed a quelli correlati alle condizioni di cronicità e fragilità, superando i confini della specializzazione ed abbattendo i vincoli legati alle distanze geografiche ed alla disponibilità locale di servizi diagnostici e di supporto specialistico;
- miglioramento dei livelli di aggregazione e di fruibilità dei dati prodotti dai sistemi informativi sanitari e socio-sanitari al fine di costituire una crescente mole di informazioni trasparenti “certificate” e facilmente disponibili, correlabili ed interpretabili;
- adozione di nuovi strumenti per l’analisi avanzata dei dati (advanced analytics) per poter non solo analizzare e descrivere i fenomeni sanitari e sociali esistenti (analisi descrittiva) ma anche per sviluppare nuove strategie (analisi predittiva e cognitiva) che mirino alla personalizzazione dei percorsi di assistenza perfezionando l’allocazione delle risorse ed i livelli di appropriatezza;
- sviluppo della domotica, secondo gli indirizzi forniti nella “Carta di Jesi”, approvata da 271 regioni presenti nel Comitato europeo delle regioni, rivolta a sostenere la sfida della longevità attiva e il miglioramento della qualità dei servizi erogati al cittadino in ospedale, in centri servizi, in strutture intermedie e al domicilio.
Particolare attenzione verrà inoltre posta ai valori della “usabilità” e della “flessibilità” delle nuove soluzioni info-telematiche per l’accesso ai servizi sanitari e di mobile health, la teleassistenza e l’homecare. L’introduzione di tali sistemi dovrà necessariamente prevedere il coinvolgimento attivo degli stakeholder ed in primis del cittadino (paziente o caregiver) favorendo una maggiore compliance alla innovazione e rafforzando i processi di empowerment del paziente.
Il risultato complessivo delle diverse azioni deve tendere al raggiungimento dell’obiettivo di una Sanità 4.0, ovvero una sanità in cui giocano un ruolo importante i concetti sopra descritti in una logica di digitalizzazione, informatizzazione e dematerializzazione dei processi. Il presente Piano prosegue in questo percorso indirizzandosi in prima battuta verso le forme di tecnoassistenza, l’health tecnology assessment, il teleconsulto specialistico, il sistema informativo di governo, l’evoluzione del fascicolo sanitario elettronico e lo sviluppo di forme di insegnamento per i professionisti sanitari attraverso simulatori adattati (art. 31 del protocollo UNIVPM-Reg Marche)
In preparazione della lettura del Piano leggete questa parte tre volte e chiedetevi cosa vuol dire in pratica e cosa può aver capito chi approverà il Piano e chi dovrebbe averlo condiviso nelle sue fasi preparatorie.
Strano perchè il Piano vuole essere un inno alla partecipazione e condivisione come scrive nelle prime pagine:
Un aspetto qualificante del presente Piano è rappresentato dalla modalità adottata per la sua predisposizione. Per consentire una mirata, completa e condivisa definizione delle strategie e degli strumenti da impiegare, la fase di predisposizione del Piano da parte degli uffici regionali è stata preceduta da una campagna di ascolto e interlocuzione con gli stakeholder presenti sul territorio, a valenza regionale e locale, per raccogliere in modo puntuale, nel corso di numerosi incontri con i diversi rappresentanti di sindacati, associazioni, società scientifiche, università, enti locali, etc., proposte, osservazioni e suggerimenti sui contenuti del documento. In appendice al Piano, sono riportate le segnalazioni e gli argomenti di chi ha voluto contribuire all’elaborazione dei temi trattati.
Il coinvolgimento iniziale di attori, formazioni sociali e cittadinanza nella funzione di consultazione si riproporrà nelle fasi di monitoraggio e verifica del Piano stesso, come indicato nel successivo capitolo 8, al fine di condividere la valutazione dei risultati conseguiti.
E pensare che il Piano parla, tanto per farsi capire meglio, di health literacy. Non sapete cos’è? Ci pensa ancora una volta il Piano:
Particolare attenzione dovrà essere dedicata ai cittadini più fragili che per la loro natura hanno maggior difficoltà ad accedere ai servizi nello specifico ci si riferisce ai cittadini non autosufficienti, ai cittadini con minori possibilità economiche cui spesso si associa una scarsa alfabetizzazione sanitaria (Health Literacy), come può accadere anche agli anziani che perdono le loro abilità.
Bene. Il Piano vuole promuovere l’alfabetizzazione sanitaria dei cittadini fragili. Gli stessi cittadini che si vorrebbe partecipi di quel Piano scritto così. Temo che l’alfabetizzazione sanitaria necessaria a discutere del Piano riguardi un po’ tutti. Compreso chi l’ha scritto.