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Ho avuto modo di recente di “intervistare” alcuni operatori dell’emergenza territoriale  per farmi dire dal loro punto di vista quali sono le problematiche che sentono più importanti in questo settore.  Un settore importantissimo perché è quello che deve garantire ai cittadini sicurezza nelle emergenze/urgenze indipendentemente dal luogo di residenza e dalla vicinanza o meno di un ospedale specie di un ospedale con il Dipartimento di Emergenza. Ogni razionalizzazione della rete ospedaliera passa  (o quantomeno passa con meno problemi) se c’è un sistema dell’emergenza territoriale (SET) che funziona bene.

Per gli operatori del SET  queste sono alcune delle criticità più sentite  (ce ne sono anche altre, ma avremo modo di tornarci):

  1. assenza di un punto centrale di governo che dovrebbe essere identificato o in un Dipartimento Regionale con obiettivi e risorse propri o con una vera e propria Azienda al pari di quanto già avvenuto in altre Regioni;
  2. forte disomogeneità degli assetti istituzionali delle diverse aree Vaste in cui l’afferenza “gerarchica” (chi firma le ferie) del sistema SET 118 è “frazionato” tra Servizi di Pronto Soccorso, Dipartimenti di Emergenza e distretti;
  3. forte disomogeneità dei modelli organizzativi dei SET tra le diverse Aree Vaste con prevalenza delle ambulanze medicalizzate a Pesaro;
  4. assenza di protocolli infermieristici validati e formalizzati che possono consentire agli operatori di praticare procedure avanzate in tempi rapidi;
  5. medici del SET distribuiti tra un rapporto di dipendenza ed un rapporto convenzionale;.
  6. percorsi formativi non certificati e coordinati;
  7. mancanza di un sistema informativo dedicato che consenta di monitorare la performance del SET 118;
  8. necessità di una informatizzazione delle schede intervento.

Ma di queste criticità la prima è quella fondamentale: l’assenza di un punto di governo centrale.

Il documento che circola come nuovo Piano recepisce questa criticità, ma la risolve nel modo sbagliato.

Il Piano, infatti, prevede la revisione della Legge  36/98 che regolamenta il settore e parla di: 

una “governance” unitaria del Sistema di emergenza – urgenza che permetta di sviluppare un’efficace integrazione tra l’assistenza intra ed extra ospedaliera, garantendo contestualmente un coordinamento univoco dei soggetti coinvolti.

 Questo, potrà essere perseguito attraverso l’unificazione sotto un’unica Struttura di Direzione dell’intero sistema di emergenza – urgenza a cui dovranno essere aggregati tutti gli interlocutori coinvolti (CUR NUE 1-12, C.O. 118, PoTES [Postazioni Territoriali di emergenza Sanitaria], Elisoccorso, Trasporti sanitari, ecc.).

La missione del nuovo soggetto unitario dell’emergenza–urgenza (istituito all’interno dell’Agenzia Regionale Sanitaria), sarà quella di garantire, implementare, uniformare ed organizzare il soccorso sanitario di emergenza (anche per la gestione di maxi – emergenze) in tutti i suoi aspetti, in raccordo con tutte le altre strutture/enti coinvolti.

In parole povere verrebbe creata una cosiddetta PF (Posizione di Funzione, posizione dirigenziale tipica dell’assetto regionale) dentro all’Agenzia Regionale Sanitaria. Quindi una posizione debolissima sottoordinata di fatto prima  al Direttore dell’ARS e poi a quello del Servizio Sanità. L’ansia del controllo sta facendo perdere ancora una volta il buon senso alla Regione.

Il nuovo soggetto unitario, come viene chiamato, dovrà avere un proprio budget e chi lo dirige dovrà  essere in cima alla catena di comando tipica del SET e mettere mano a tutti quei problemi citati prima e ad altri ancora. Quindi il Piano dovrà dare tutt’altra indicazione.  Per la quale basta studiare le esperienze più significative nel panorama nazionale già ricordate in questo blog da Riccardo Sestili:

  • la Regione Lazio ha deliberato l’istituzione di una Azienda Regionale dell’Emergenza Sanitaria (ARES Lazio), a carattere strutturale, con più di n. 1500 dipendenti, comprensiva di tutto il SET118, Centrali Operative e Sistema territoriale di soccorso compresi, e fornitura diretta dei servizi;
  • la Regione Lombardia, con DGRL 08/2013, ha riorganizzato il Servizio sanitario di emergenza urgenza extraospedaliero avendo già deliberato con DGRL IX/1964/2011 l’istituzione di una Azienda Regionale dell’Emergenza Urgenza(AREU Lombardia), più a carattere di Agenzia, con meno di n. 50 dipendenti, e pagamento delle prestazioni alle diverse Aziende Ospedaliere che erogano i servizi;
  • la Regione Piemonte, con DGRP 25-5148/2012(Riorganizzazione del Sistema di Emergenza Sanitaria Territoriale), ha istituito un Dipartimento Regionale interaziendale a carattere funzionale, con individuazione di un finanziamento vincolato in capitoli regionali di spesa da assegnare alle Aziende sanitarie della Regione, ognuna per quanto di propria competenza, a fronte di un progetto preventivo di governance e relativa indicazione di spesa presentato ogni mese di novembre e per il successivo anno dallo stesso Direttore e validato in ambito regionale dalle competenti strutture assessorili (Sanità, Bilancio).

Costituisce aspetto di assoluta rilevanza, per queste tre Regioni, il fatto che pur in presenza di modelli organizzativi anche sostanzialmente diversi, il costo dell’emergenza sanitaria si attesti, comunque, in ognuna di queste regioni, tra 1,1% e 1,5% del totale della spesa sanitaria.

Al  momento le Regioni Piemonte, Sicilia e Sardegna stanno  procedendo alla costituzione di Aziende Sanitarie per l’emergenza urgenza preospedaliera a carattere regionale.

E le Marche? Una PF dell’Agenzia. Irragionevole.

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