Dalla DGR 1289/2017:
Gli Enti del SSR adottano entro il mese di febbraio di ogni anno il piano di fabbisogno triennale di personale ed il piano occupazionale annuale e lo inviano al Servizio Sanità per il previsto controllo ai sensi del!'mi. 28 della L.R. n. 26/96. Il piano del fabbisogno contiene l'indicazione della dotazione organica e la sua eventuale rimodulazione ad invarianza di costi. Il piano occupazionale deve indicare i posti da ricoprire, distinti per profilo professionale e disciplina e va integrato con apposito allegato che evidenzi le procedure da avviare con priorità alta (da 0 a 3 mesi), con priorità media (da 3 a 6 mesi) e con priorità bassa (da 6 a 9 mesi).
La complessa macchina amministrativa che gestisce le procedure concorsuali in sanità sta accelerando e questo deve essere salutato come un successo ed una grande occasione. E' evidente però che le scelte che verranno fatte dalle singole Aziende in assenza di una qualche forma di coordinamento di sistema e di un Piano sociosanitario che le orienti potrebbero risultare incoerenti rispetto ai bisogni prioritari dei cittadini. Facciamo l'esempio della riabilitazione.
Esiste una importante carenza di offerta riabilitativa nella Regione Marche.
Un terzo esatto dei ricoveri ordinari di riabilitazione di marchigiani nel 2016 è avvenuto fuori regione (Rapporto SDO 2016) e il tasso di ricoveri ordinari è stato più basso della media nazionale (3,17 rispetto a 4,53 ogni 1000 abitanti). Il 67,4% dei ricoveri ordinari di riabilitazione è avvenuto nelle Marche in strutture private contrattualizzate. Ricapitolando: nelle Marche c'è una ridotta attività di riabilitazione in regime di ricovero , con un forte ricorso a ricoveri fuori regione e con una produzione interna per più di due terzi erogata dal privato.
Inoltre, reparti di riabilitazione a parte, nelle strutture che ricoverano anziani sia in ospedale che fuori (RSA, strutture cure intermedie, reparti ospedalieri di geriatria, medicina interna e neurologia ) i minuti di assistenza riabilitativa sono risibili a fronte di bisogni riabilitativi importanti dei pazienti e a livello domiciliare spesso i terapisti della riabilitazione disponibili si contano sulle punte delle dita anche in distretti di grandi dimensioni.Tutto questo in un momento in cui già sappiamo che nelle Marche rispetto alla media delle altre Regioni la vita è più lunga, ma quella in salute è più corta.
E' vero che il privato nell'area della riabilitazione nelle Marche da una risposta non solo importante, ma anche di qualità. Al pubblico comunque rimangono la gestione diretta della importantissima componente riabilitativa (crescente) di tutti i processi assistenziali che quotidianamente si svolgono in strutture che non sono etichettate come riabilitative, ma che di riabilitazione hanno bisogno (vedi sopra) oltre che la gestione diretta di alcuni reparti di riabilitazione.
Da non dimenticare poi che la riabilitazione oggi a livello ambulatoriale è in grado di affrontare in modo specialistico problemi come l'incontinenza, la malattia di Parkinson, etc. e questa tipologia di attività va pure ulteriormente sviluppatanell'offerta pubblica.
Quindi, anche al netto della scelta di potenziare ulteriormente il ruolo già forte del privato nella rete (che è scelta politica possibile), gli investimenti sulla riabilitazione pubblica sono assolutamente decisivi per i motivi richiamati sopra. Si tratta di scelte che incidono fortemente in termini di qualità della vita dei pazienti dopo la fase acuta di malattia.
E' inutile migliorare gli esiti dei trattamenti in fase acuta se non si riesce a garantire qualità e completezza dei processi assistenziali della fase post-acuta.
Tornando alla politica del personale, il rischio è che se i posti in pianta organica per l'area riabilitativa presentano carenze e il piano occupazionale magari "sfrutta" quel vuoto per riempire altre funzioni a minor impatto sulla salute dei cittadini, quando si deciderà di investire sulla riabilitazione non ci sarà lo spazio per farlo.
E quello della riabilitazione è solo un esempio di come il piano assunzioni e gli atti collegati facciano strategia. Ma altre aree rischiano di non trovare spazio nonostante sia evidente il bisogno di rafforzarle (l'area della salute mentale è un altro esempio). In sintesi: la gestione delle risorse umane non può prescindere da un Piano sociosanitario che identifichi priorità e aree da cui disinvestire.
A proposito: quanti e quali medici servono al Servizio Sanitario delle Marche? In attesa di riprendere e approfondire la risposta certa: fisiatri di certo.
Se il sistema non coglie le opportunità di fare le scelte strategiche giuste, Poi non ci si lamenti se i bersagli non si centrano e i pazienti cercano sistemi sanitari con più mira!