Alcuni giorni fa in un post (Di quale Regione stiamo parlando? O di quali Regioni?) sono stati ripresi alcuni passaggi di un articolo tratto da Saluteinternazionale in cui si descrivono le motivazioni che spingono a ritenere la politica sanitaria della Regione Toscana ormai passata da una impostazione di sinistra ad una di destra. Vecchie terminologie che qualcosa (per alcuni, me compreso) ancora vogliono dire.
Ma nell’articolo di Saluteinternazionale il problema non è tanto il rapporto sinistra/destra, quanto l’efficacia o meno di una politica sanitaria che scoraggia il confronto e aumenta a dismisura la distanza tra i vertici e le prime linee operative. E questo problema è anche delle Marche, sempre che lo si voglia vedere.
La scelta regionale di non rendere disponibili i dati (su cui si prevede però un obbligo di raccolta per le Direzioni e su cui si poggiano gli atti deliberativi, come quello recente sui posti letto) e di considerare il confronto occasionale e frettoloso come adeguato ai temi trattati (si pensi, tra i tanti possibili esempi, agli atti sulla autorizzazione con il mancato coinvolgimento delle professioni sanitarie o alla fase preparatoria della proposta di legge 145/2017) fa correre alla politica un grande rischio di allontanamento della sua vecchia base di consenso. E di recente questo si è visto bene.