Cosa sia, cosa abbia rappresentato e cosa rappresenti tuttora la Dichiarazione di Alma Ata, lo riprendiamo dal sito di Salute Internazionale che ha appena pubblicato un post al riguardo che cita uno dei suoi primi post pubblicato in occasione dei primi 30 anni della dichiarazione: 30 (che sono diventati 40) anni fa sullo sfondo della guerra fredda, 134 Stati membri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), 67 agenzie internazionali e diverse organizzazioni non governative, riuniti nella conferenza tenutasi ad Alma-Ata, raggiunsero un accordo epocale: adottare la primary health care come prospettiva di riferimento per raggiungere “la salute per tutti” nell’anno 2000.
La strategia di politica sanitaria enunciata ad Alma-Ata coniugava la salute ai diritti umani e alla giustizia sociale per rendere universalmente accessibili i servizi sanitari essenziali. Ampliava il modello medico riconoscendo l’importanza per la salute dei fattori socioeconomici. Dava spazio a soluzioni a livello locale onorando la resilienza, le capacità e il senso d’appartenenza delle comunità. Soprattutto, la primary health care offriva una piattaforma per organizzare l’intero ventaglio dei servizi sanitari, dalle famiglie agli ospedali, dalla prevenzione alla cura, con risorse distribuite con efficienza nei diversi livelli assistenziali.
Sempre su Salute Internazionale (sempre copiare dal compagno più bravo) è uscito qualche mese fa un post sulla importanza di rinnovare le cure primarie per rilanciare il nostro Servizio sanitario nazionale: qualcuno se la sente di fare un post che faccia il punto sulle cure primarie nelle Marche?