Un accordo Stato-Regioni che ha avuto poco risalto (a me pare) è quello del 26 ottobre 2017 relativo al “Piano per l’innovazione del sistema sanitario basata sulle scienze omiche”. Sarà perché il titolo è già ostico e la lettura difficile tra lunghezza (l’accordo tra testo ed allegato è di 168 pagine, nella versione che ho io oltretutto non numerate!) e tipo di linguaggio, tanto tecnico che una delle priorità del piano è promuovere la literacy sul tema, cioè la capacità di comprensione del linguaggio che l'argomento stesso impone di adottare.
L’accordo parla di scienze omiche e io per semplificare (sul tema tanto torneremo) mi limito a dire che l’accordo riguarda le modalità appropriate con cui introdurre nel Servizio Sanitario Nazionale l’utilizzo di informazioni genomiche per arrivare ad una medicina personalizzata. Come dire “dimmi le tue caratteristiche genetiche e ti dirò come prevenire e curare le tue malattie”. Semplificazione di cui mi vergognerò, ma qualcosa volevo già dire.
L’accordo Stato-Regioni è forse il documento tecnico di questa fonte istituzionale più complesso che abbia mai letto, ma certamente entra con forza in una delle possibili linee di evoluzione dei futuri (in qualche realtà manco tanto futuri) sistemi sanitari nazionali e quindi regionali.
Qui siamo nell’innovazione vera e come tale destinataria ideale di forme di integrazione pubblico/privato e di apertura a start-up, come dice il documento approvato dalle Regioni! Qui potrebbero trovare spazio le sperimentazioni gestionali che non dovrebbero primariamente servire a “tappare” falle del sistema pubblico (strutture che non si riescono a riconvertire o macchine che non si riescono a far funzionare).
Con le sperimentazioni gestionali forse si può volare alto. Basta non guardare solo in basso (e per lo più vicino casa).