Quello dei dispositivi medici è un mondo assai complesso. Dentro ci sta un po’ di tutto dai guanti alle siringhe per arrivare alle protesi di tutti i tipi. Rispetto ai farmaci (di cui non costano poi tanto meno come vedremo tra poco) è molto più difficile valutarne efficacia e sicurezza, analizzarne i consumi e definire criteri di appropriatezza per il loro utilizzo. Al pari dei farmaci c’è una forte e (almeno un tempo) aggressiva politica di marketing da parte delle Aziende produttrici e dei distributori. Certo è che, come vedremo in questo breve post, vale la pena di occuparsene ed occuparsene bene.
Cominciamo dai costi. Nel recente Rapporto 2018 sul Coordinamento della Finanza Pubblica della Corte dei Conti a pagina 282 e seguenti ci sono alcuni dati interessanti. La spesa per dispositivi medici nelle Marche nel 2017 è stata di 206 milioni (che, come si dice, non sono bruscolini) su un Fondo Sanitario Regionale di 2893 milioni di euro pari al 7,12%. Da segnalare un forte incremento di spesa rispetto la 2016 (191,2 milioni). Se si tiene conto che era stato fissato un tetto massimo di spesa pari al 4,4% del Fondo si capisce quanto sia importante questa voce di costo. Se si analizza la spesa pro capite 2017 questa è stata nelle Marche di 133,9 euro, molto superiore alla media nazionale (98,6 euro), ma piuttosto vicina a quella di altre Regioni del centro-nord.
Ci sono alcuni curiosi indicatori relativi al 2016 sui dispositivi medici che si trovano nel sito dell’ARS (Sperimentazione di un set di indicatori per il monitoraggio dei servizi sanitari e socio-sanitari). Si tratta di indicatori che sono stati rilevati nell’ambito del rapporto di collaborazione con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Si invita, in particolare, a controllare i due indicatori relativi al costo dei dispositivi medici per punto di DRG (indicatore F.10.3.1) e al costo dei guanti non chirurgici per giornata di degenza (indicatore F.10.3.3).
Quanto alla sicurezza dei dispositivi medici invito alla visione del docufilm di Netflix “The bleeding Edge”. Va visto in modo critico, ma certo getta una luce un po’ fosca sulla mancanza di attenzione (almeno negli Stati Uniti) all’immissione in commercio di molti dispositivi medici ed alla sorveglianza sugli eventi avversi ad essi riconducibili. Un messaggio esce comunque forte e chiaro: ciò che è nuovo in medicina non è a priori meglio né in termini di efficacia che di sicurezza. Questo concetto ci riporta al titolo del docufilm: “The bleeding edge” significa, infatti, all’ultimo grido, ma bleeding vuol dire anche sanguinamento.
Guardate il film e capirete il senso ed il doppio senso del titolo. Buona visione.