Si è svolta lo scorso giovedì ad Ancona presso la sede degli Ospedali Riuniti una importante iniziativa per onorare i 40 anni del Servizio Sanitario Nazionale cui ha partecipato il presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli. Il suo intervento è stato poi oggetto di un comunicato stampa con molte interessanti affermazioni, alcune delle quali, apprendiamo dal comunicato, sono state stimolate dal giornalista Marco Frittella del TG 1.
Mi è venuta allora in mente la possibilità di fare alcune domande al presidente su ciascuna delle affermazioni che il comunicato riporta. Nome del gioco: Le domande scomode. Immaginiamo allora una conferenza stampa in cui ai giornalisti presenti viene consentito di fare qualunque domanda. Quindi in corsivo trovate adesso le affermazioni del Presidente riportate dal comunicato stampa e in grassetto le domande scomode dei giornalisti presenti.
I quarant’anni anni che celebriamo non sono solo uno sguardo rivolto al passato, ma anche sul futuro. La sanità pubblica è l’universalità della risposta sanitaria: si è affermata in tutti questi anni, ma costituirà ancora un tratto profondo del nostro modo di intendere la qualità di vita e la stessa nostra civiltà. La strada da percorrere e consolidare è quella che coniuga la disponibilità di alte tecnologie per acuti, con il bisogno di risposte ai cittadini, com’è avvenuto nel corso delle ultime emergenze, dove è stata garantita un’assistenza di grande qualità in termini di attività, operatori messi in campo e tecnologie disponibili.
Governatore, in che senso le alte tecnologie hanno aiutato la risposta alle ultime terribili emergenze? Più che altro queste situazioni hanno bisogno di una grande organizzazione e quella del nostro Sistema di Emergenza Territoriale, consolidata nel tempo, ha dato ottima prova di sé. Ma come mai la Centrale Operativa 118 di Ancona non ha un solo medico di Centrale e dopo il pensionamento del suo responsabile dott. Sestili l’unico medico è “a scavalco” con la Centrale Operativa di Macerata? Sempre a proposito del Sistema di Emergenza Territoriale a che punto è la sua riorganizzazione: budget regionale dedicato con un unico centro di responsabilità e riduzione delle Centrali operative?
Il tema è governare la grande domanda di salute di una popolazione che sta diventando sempre più matura, che ha necessita di gestire malattie croniche e di disporre di un’assistenza non solo sanitaria. Quindi non solo una sanità per acuti, ma per evitare di divenire acuti, per prevenire e gestire meglio le malattie senza dover ricorrere all’ospedale.
Governatore la sua affermazione è senz’altro condivisibile sul piano teorico. Su quello pratico come mai la assistenza territoriale nelle Marche è caratterizzata da carenza di risorse, insufficienza della risposta domiciliare, ritardi nella integrazione socio-sanitaria, scarsa integrazione della medicina generale e ritardi in progetti fondamentali come quello sulla cronicità e quello sulle demenze? Lei giustamente parla di prevenzione, ma come mai allora nelle Marche la prevenzione è sottofinanziata (Meridiano sanità 2018: prevenzione (anzi non prevenzione)) e quindi priva delle necessarie risorse?
Il percorso da seguire non può che essere quello della sanità pubblica, della risposta universale. Quando parliamo di privato, ne parliamo a complemento dell'attività pubblica, a integrazione dei servizi, sempre con lo sguardo rivolto al cittadino con i suoi bisogni veri.
Se il privato è solo integrativo perché il suo budget cresce molto di più di quello delle strutture pubbliche anche in settori come i laboratori analisi e la chirurgia ambulatoriale in cui il sistema pubblico copre largamente i bisogni dei cittadini? E perché in un settore chiave come quello della riabilitazione la offerta pubblica diminuisce e quella privata aumenta?
È sbagliato parlare di tagli in sanità a livello locale, perché le Regioni gestiscono quanto stanziato dal Governo centrale. Il problema vero è come queste risorse vengono spese localmente per conseguire un’efficiente gestione del servizio. Non credo che portare le decisioni o le responsabilità più lontane dai cittadini favorisca l’omogeneizzazione dei servizi sul territorio nazionale. Più lontano è il decisore, più è difficile che abbia una positiva interlocuzione con il sistema.
Governatore siamo d’accordo con lei: più vicino è il decisore e più positiva è la sua interlocuzione con il sistema. Questo in teoria. In pratica, perchè nelle Marche l’interlocuzione col decisore regionale è praticamente assente? Questo è quanto lamentano tutti: dai sindacati alle associazioni di tutela. E come fa la regione a confrontarsi veramente se praticamente non esistono dati ed analisi su cui fondare quel confronto?
Le Regioni dovrebbero avere le disponibilità dello scorso anno. Ma se guardiamo al rapporto fra il Pil e risorse sanitarie, vediamo che sta scendendo. Questo è il tema vero, perché il bisogno di salute sta crescendo e la disponibilità dei fondi va nella direzione opposta. Quel delta lo coprono i cittadini con le loro tasche.
La sua, Governatore, è una affermazione del tutto condivisibile: i bisogni di salute stanno crescendo. Ma i dati che ce lo dicono e ci dicono soprattutto quali sono i bisogni che trovano oggi minore risposta nelle Marche dove sono? Ipotizzando che arrivino più risorse a cosa e chi verranno destinate se mancano informazioni che guidino le scelte?
Spreco è intendere la politica come moltiplicatore di presidi per rispondere localmente alle esigenze, senza che questi abbiano una reale efficacia e qualità di risposta. Se vogliamo bene a questa grande conquista del servizio pubblico, se vogliamo immaginare altri quarant’anni di crescita, credo che il decisore politico debba avere il coraggio di fare quelle scelte che innalzino la qualità, diano servizi, utilizzino al meglio le risorse. È necessario riportare il dibattito politico nel giusto alveo. Serve una crescita del dibattito per permettere a questo sistema straordinario di continuare a dare le risposte come in questi anni.
Mi scusi Governatore, ma lei mi spiazza. Lei parla dell’importanza della crescita del dibattito. Ottimo. Ma allora perché il nuovo Piano è gestito con enormi ritardi e senza alcuna vera forma di confronto, quello che - come diceva un collega prima - si alimenta di dati ed analisi cui la Regione sembra refrattaria?
Anche io mi scuso Governatore. Lei parla di “sistema straordinario”. Stiamo parlando del sistema sanitario marchigiano? Quello che in molte analisi di confronto sulle performance regionali si trova a centro-classifica e, in alcuni casi, perde ogni anno posizioni? Non varrebbe forse la pena di essere un po’ meno autoreferenziali e ragionare su quello che queste analisi ci dicono per sfruttare la voglia di miglioramento di tanti professionisti, quelli sì straordinari?
Per concludere: chi vince al gioco delle domande scomode? E’ un gioco in cui vince l’interrogato se accetta di farsele fare e di rispondere entrando nel merito. E chi fa le domande scomode quando vince? Ovviamente non vince mai. Ne so qualcosa anche io nel mio molto piccolo.