E’ inutile dire che la vicenda umbra mi ha colpito moltissimo, come credo abbia colpito moltissimo tante persone che leggono questo blog e tutti quelli che – con l’occasione: grazie – ci scrivono.
La Regione Umbria (parliamo di sanità ovviamente) non solo ci è geograficamente vicina, ma ha con noi molti accordi di collaborazione. Ha una organizzazione dei servizi abbastanza simile alla nostra, ci è vicina nelle graduatorie sulla performance delle Regioni in sanità, scambia con noi professionisti e – ultima considerazione - è gestita più o meno dallo stesso periodo da una Giunta del medesimo orientamento politico di quella che governa le Marche. Insomma, l’Umbria è qui accanto e per questo le sue vicende ci debbono ancor di più far riflettere.
E’ impossibile esprimersi sulla fondatezza dei reati ipotizzati e contestati, ma vicende simili hanno già interessato altre Regioni e documentano un clima di pressione della politica sulla gestione della sanità: l'assunzione del più amico rispetto al più bravo non può non preoccupare i cittadini...
E questa sensazione si rafforza quando le priorità “vere” dei cittadini non riescono ad entrare nella agenda della politica (vedi la salute mentale a tutte le età, la prevenzione, il ridisegno delle cure primarie e anche qui l’elenco potrebbe occupare altre pagine) e quando la politica considera il ruolo dei tecnici subalterno (la vicenda dell’Agenzia Regionale delle Marche non può essere dimenticata). Insomma, troppi segnali evidenziano l’immagine di una politica che coi suoi comportamenti giustifica di fatto l’espressione “giù le mani dalla sanità” che le viene spesso rivolta. Per fortuna non tutti i politici sono così, ma in questa sede evito endorsement di qualunque tipo. Per endorsement rimando all’Accademia della Crusca.
Ma ai tecnici (che vanno dai manager ai dirigenti e a tutti gli operatori) propongo di rientrare nello spazio che la politica si è presa senza condividerlo. E’ evidente a chiunque che il confronto sulla sanità al suo interno è bloccato e che c’è una grande timidezza nel formulare osservazioni critiche ancorché propositive. Ed è evidente anche che spesso dietro le posizioni sbagliate dei politici ci sono posizioni sbagliate di colleghi che le supportano.
La lettura dell’ultima DGR 415/2019 sugli obiettivi sanitari 2019 (che riprenderemo nel dettaglio) è una utile occasione di riflessione su dove sta andando la nostra sanità. Su 125 obiettivi sanitari non ce n’è di fatto nessuno che avvia l’effettivo trasferimento di risorse e di attenzione verso le criticità di sistema. Non un solo obiettivo riguarda ad esempio la gestione innovativa della cronicità. E adesso quegli obiettivi entreranno nel processo di budget delle aziende e ne costituiranno l’ossatura perché su quelli sono costruiti gli obiettivi dei Direttori (DGR 414/2019) per lo stesso anno. E il sistema andrà avanti (anzi rimarrà fermo) senza una rotta riconoscibile.
Dove i tecnici non riescono a fare la loro parte, la politica occupa più di quella che gli compete.
Quanto agli altri, tecnici a parte, i passi li stanno già facendo, come i sindacati confederali che con la manifestazione di sabato ad Ancona hanno lanciato un segnale preciso.