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Molti figli (di quelli tra noi più grandi) e molti amici (di quelli tra noi più giovani) vivono e lavorano all’estero. Magari lontano, come nel caso di Elisa che lavora in Nuova Zelanda in una agenzia (termine che lei usa spesso e potremmo tradurre in Ente) pubblica. Ci è capitato di leggere qualche suo appunto sulla sua vita lavorativa “laggiù” e ci è parso interessante condividerlo. Magari per confrontare la realtà che ci racconta con quella che si vive nel nostro sistema pubblico. Chissà, magari ci fa venire in mente qualche piccolo cambiamento da portare qui da noi …

Anche se vivo in Nuova Zelanda da 5 anni mi sono trasferita a Wellington, la capitale del paese, solo da due mesi per lavorare come analista per il governo centrale. Precedentemente lavoravo ad Auckland, all’Università, la stessa dove ho conseguito il dottorato ed il post-dottorato di ricerca in informatica. Questo lavoro ha costituito un grande cambiamento per me, sicuramente molto positivo dal punto di vista professionale e personale.

Fin dall'inizio ho notato molte differenze  rispetto ad altri paesi europei, ma soprattutto rispetto all'Italia, il mio paese di origine. Anche se in Italia non ho mai avuto esperienze di lavoro nel settore pubblico, e non ho quindi una reale possibilità di fare confronti, vorrei comunque parlare delle sensazioni  che ho percepito da un punto di vista personale e quindi esprimere un mio punto di vista soggettivo sul lavorare nel sistema pubblico di questo mio nuovo paese, la Nuova Zelanda. 

 Fin dal primo giorno di lavoro ho notato subito ed apprezzato il grande senso etico che è condiviso tra i vari membri dell'Agenzia. Il mio dirigente prima di tutti, che sembra essere una persona con un alto senso civico e che mi ha più volte parlato dell'importanza e delle responsabilità che comporta servire il popolo come funzionario pubblico. 

In ufficio tutti siamo sullo stesso piano. Il mio dirigente siede giusto dietro di me in una scrivania proprio uguale alla mia. Solo la carica più alta dell'agenzia ha un ufficio privato. 

Un'altra cosa che mi ha stupito è sapere che a fine anno il mio capo dovrà cambiare posizione perché non gli è permesso rimanere “in carica” per più di 4 anni ed  è costretto a ruotare.

Ogni due settimane, io e il mio dirigente abbiamo una conversazione che consiste soprattutto nel verificare se mi sento a mio agio e quali sono le problematiche che ho incontrato al lavoro durante quel periodo di tempo. Sembra che l'Agenzia voglia accertarsi che i propri dipendenti si sentano inseriti e vivano l’ambiente di lavoro come un ambiente in cui si sentono accettati. 

Il mio dirigente mi ha spesso parlato della possibilità di lavorare in maniera remota, da casa. L' Agenzia offre infatti ai suoi dipendenti un'autonoma gestione dell'orario di lavoro, per venire incontro a chi avesse esigenze personali, come ad esempio figli a casa o impegni di tipo sportivo, offrendo quindi la possibilità di orari di lavoro più flessibili.

Un paio di settimane fa l'Agenzia, tramite l’ufficio Risorse Umane, ci ha offerto un corso nel quale si parlava dell'importanza della diversità e dell'inclusione nell'ambiente di lavoro. In questo workshop si è discusso di come condividere delle attività, come ad esempio consumare pasti assieme, e di quanto sia necessaria, per conoscersi meglio come team e quindi migliorare la nostra produttività,  la condivisione delle nostre diverse capacità.

Negli ultimi due mesi mi è stato anche offerto un corso per capire come funziona il sistema di governo in Nuova Zelanda. 

Pur non avendo profonde conoscenze del complesso sistema politico italiano, sono rimasta stupita nel rendermi conto come in Nuova Zelanda  il potere sia fortemente concentrato sul primo ministro,  ma la coalizione di governo riesca ad esercitare questo potere senza mettere in pericolo la legalitá del suo mandato e quindi della Costituzione.

In Nuova Zelanda non ci sono Camera e Senato, ma esiste solo una Camera. Certo è un paese molto più piccolo del nostro ed è un paese che non ha vissuto una dittatura e storiche lacerazione interne. Sorprende  lo stesso il fatto che il livello di affidabilità delle Istituzioni sia talmente alto che non sentono il bisogno di una seconda Camera.  Ne avevano due,  ma nel '51 la seconda è stata soppressa perché ritenuta non necessaria, ma solo un peso per il bilancio pubblico. Un'altra particolarità è che il Governo rimane in carica solo per tre anni e quindi il mandato è più corto. 

Poi tutte le informazioni riguardanti i vari ministri, come i loro stipendi e le spese che ognuno di loro sostiene ogni quattro mesi con i soldi dell'amministrazione pubblica, viene reso di dominio pubblico tramite una pagina web. Ciò permette ad ogni cittadino per esempio di giudicare se il mandato di ogni ministro è stato ben gestito e magari decidere se vale la pena rieleggerlo la volta successiva. 

Un altro particolare interessante è stato scoprire che qualsiasi cittadino può scrivere un'email o una lettera ad un'agenzia pubblica per richiedere informazioni riguardanti atti di interesse generale. Ma questo, mi dicono, succede anche da noi in Italia. Bene, se è così.

Volevo concludere queste riflessioni dicendo che sono molto grata alla Nuova Zelanda  e che sono  molto orgogliosa di avere l'opportunità di lavorare per questo paese. Mi chiedo anche se nel mio paese di origine, l’Italia,  queste opportunità di crescita professionale e personale mi sarebbero state così “facilmente” concesse.

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