C’era da esserne sicuri: non appena la mobilità sanitaria fosse andata (apparentemente) meglio la Regione, che sull’argomento di solito glissa o sfuma, ne avrebbe data immediata comunicazione. Le Regioni si sono appena scambiati i dati 2017. La Regione Marche non ha messo a disposizione di tutti i dati completi, ma ne ha fornito una sintesi alla stampa che ha generato un entusiastico commento del tipo “Sembrava una mission impossible, invece la cura Ceriscioli pare avere sortito gli effetti sperati”. Vediamoli questi effetti in base ai dati riportati nell’articolo.
La mobilità sanitaria complessivamente intesa scende come saldo negativo dai 56 milioni del 2016 ai 47,1 del 2017. Quindi un recupero (apparente) di circa 9 milioni di euro. In particolare, la mobilità passiva è aumentata di circa 1,6 milioni di euro (passando da 161,5 a 163 milioni di euro), mentre quella attiva è aumentata di circa 10, 5 milioni di euro (passando da 105,4 milioni a 115,9 milioni). Quello che l’articolo non dice è quanto di questo aumento è a carico della produzione delle strutture private.
Piccola digressione su come funziona il rapporto col privato in tema di mobilità sanitaria. La produzione in mobilità attiva dei privati viene gestita dalla Regione in cui esse insistono. Le Regioni quindi incassano il corrispondente importo e lo rigirano ai privati. Il privato (anche quello della Regione Marche) tende ad usare la mobilità attiva come “terreno di conquista” visto che le Regioni impongono da anni tetti alla produzione per i propri residenti. Per fronteggiare questo fenomeno un Patto di stabilità di qualche anno fa prevedeva che le Regioni facessero accordi di confine che calmierassero gli scambi tra regioni confinanti. In passato la Regione Marche ne aveva sottoscritti per mia iniziativa tre e cioè con Emilia-Romagna, Umbria e Toscana. Oggi non ne è più attivo nessuno e comunque in Italia ne sono operativi ancora pochi. La Conferenza Stato-Regioni da due anni ha deciso allora di abbattere del 50% (anni 2014 e 2015) e del 60% (anno 2016) gli incrementi della produzione di ricoveri in mobilità attiva dei privati rispetto agli anni precedenti. Anche quest’anno potrebbe (anzi, lo ritengo molto probabile) essere presa analoga decisione. Morale della favola (come si diceva una volta): la mobilità attiva dei privati se la tengono loro e quindi se aumenta il beneficio è solo loro. E adesso torniamo finalmente ai dati 2017.
Una gran parte dei 10 milioni di euro di incremento della mobilità attiva 2017 della Regione Marche (come già si ricava dal Bilancio consuntivo 2017 dell’ASUR, I numeri (crescenti) del rapporto con i privati: 2014 - 2017) è certamente legato alla produzione dei privati. E purtroppo (vedi sopra) quello che l’articolo dice (o qualcuno gli fa dire) è una grossolana imprecisione: “C’è stato anche il contributo della sanità privata, ma se guardiamo questo servizio è presente sia nella mobilità attiva sia in quella passiva”. In realtà, speriamo che a questo punto il concetto sia chiaro, il valore della mobilità attiva del privato va rigirato al privato che se lo tiene. Quindi, quella che conta è la mobilità attiva del pubblico.
Purtroppo non è finita qui. Siccome gli accordi sottoscritti coi privati dalla Regione Marche prevedono tetti troppo alti per la mobilità attiva, almeno parte della produzione in eccesso rispetto allo storico dei privati delle Marche potrebbe per assurdo essere pagata dalla Regione Marche (come più volte ricordato in questo blog, Quanto rischia di costare la mobilità attiva dei privati alla Regione Marche (che invece ci dovrebbe fare quantomeno pari)?).
L’articolo riporta altre “imprecisioni” circa i dati di mobilità, ad esempio quando afferma che i marchigiani sceglierebbero le altre Regioni per la somministrazione diretta dei farmaci aumentata di quasi tre milioni di euro. Questa somministrazione la fanno gli ospedali (e qualche volta gli ambulatori) delle altre Regioni alla dimissione dei pazienti marchigiani che hanno scelto di ricoverarsi lì. Quindi i marchigiani non scelgono di prendere i farmaci fuori Regione (che è evidentemente una sciocchezza), ma di andare fuori Regione per patologie che richiedono di ritirare i farmaci dalle strutture che ti prendono in carico. E il fatto che questo tipo di mobilità passiva aumenti non è un bel segnale.
Riassunto finale.
Dal 2015 al 2017 il saldo negativo di mobilità della Regione Marche (dati dell’articolo) è passato da 48,3 milioni di euro circa a 47,1 milioni di euro circa. Dal 2015 al 2017 è aumentata moltissimo la produzione dei privati delle Marche, che fino al 2015 avevano dei tetti “bassi” per la produzione in mobilità attiva e che con i nuovi accordi che partono dal 2016 hanno tetti molto alti per la stessa produzione. Quindi dal 2015 al 2017 il saldo effettivo di mobilità della Regione Marche è molto aumentato. Rispetto al 2016 c’è stata comunque una (iniziale) inversione di tendenza. Parlare di cure miracolose o di mission impossible riuscita è invece veramente fuori luogo. Quando i dati saranno disponibili nel dettaglio si potrà ragionare anche meglio.
Corriere Adriatico, 4 luglio 2018 - Disponibile nella Rassegna Stampa Regionale