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La Regione Marche in sanità ha difficoltà a gestire in modo adeguato qualunque forma di attività progettuale. Forse per rendere questo discorso più comprensibile meglio darsi una definizione di progetto: una attività organizzata in modo da predefinire e periodicamente verificare obiettivi, metodi, risorse, tempi e risultati. Di solito si sceglie la forma del progetto per tutte quelle aree di attività in cui non basta incrementare i volumi delle attività correnti (tipo: incremento degli interventi chirurgici o aumento delle prestazioni ambulatoriali o aumento dei pazienti inseriti in strutture residenziali), ma occorre definire un nuovo modello di operatività, identificare responsabilità e relazioni, adottare sistemi di indicatori per la verifica, ecc.

Lavorare per progetti richiede una sistematicità di approccio che la Regione Marche in sanità ha difficoltà a garantire.
Prove? I ritardi e le lacune in  progetti fondamentali come il Progetto Cronicità, il progetto Demenze, la Strategia Aree Interne, le reti cliniche, i PDTA regionali, i programmi per la diagnosi precoce dei tumori, ecc.
Gli atti regionali su questi temi  prevedono tempistiche, impegni e verifiche spesso disattese nella realtà. E’ purtroppo diffusa nel nostro sistema sanitario regionale la tendenza a produrre atti e documenti di carattere progettuale cui spesso non  corrisponde sul campo una traduzione pratica veramente di tipo progettuale. E cioè con quella attenzione alla definizione quantomeno di obiettivi ed indicatori di monitoraggio che sono il  minimo comune denominatore di qualunque progetto. E questo è un limite importante visti i temi su cui la progettualità si dovrebbe esprimere (cronicità, tumori, demenze, ecc).

Una recente riprova di questa difficoltà nei confronti delle iniziative di tipo  progettuale  si è avuta con l’approvazione della  DGR 1226/2018 (da leggere!) sui Progetti per il perseguimento degli  Obiettivi di Carattere Prioritario e di Rilievo Nazionale per l’anno 2018, che semplificheremo con l’acronimo PPRN (Progetti Prioritari e di Rilievo Nazionale). Purtroppo si tratta di un argomento tanto importante quanto misconosciuto. Proviamo a capire di cosa si tratta.

Ogni anno con un Accordo Stato-Regioni   si mettono da parte delle risorse (per le Marche nel 2018 quasi 31,5 milioni di euro)  per una serie di attività progettuali che si devono muovere lungo una serie di direttrici che lo stesso  Accordo indica. Direttrici che corrispondono appunto ai più volte citati obiettivi prioritari e di rilievo nazionale. Il senso della cosa è semplice: dare alle Regioni il compito di erogare i LEA con il cosiddetto fondo sanitario indistinto e di utilizzare il fondo per i PPRN per attività progettuali su temi particolarmente significativi.

Con la DGR 1226/2018 del 24 settembre la Regione Marche ha tempestivamente formalizzato i propri progetti per il 2018 secondo le direttrici di un accordo Stato Regioni del 1 agosto 2018. La Regione Marche ha individuato cinque importanti linee progettuali di cui la più importante riguarda il “Percorso diagnostico terapeutico condiviso e personalizzato per pazienti con multicronicità”, cui sono stati destinati 21,4 milioni di euro sui 31,5 complessivi previsti per i PPRN. La scelta della linea progettuale e la definizione del titolo del progetto promettevano bene, ma la lettura della DGR risulta francamente …
Difficile trovare  un termine che sia efficace e rispettoso nello stesso tempo. Diciamo: deludente.

Il progetto al pari degli altri quattro viene presentato in una scheda con le seguenti parti: contesto, descrizione, obiettivi e indicatori. Le prime tre parti sono una generica riproposizione di concetti e linee di tendenza recuperabili in tutti i documenti e gli atti sulla cronicità sia di livello nazionale che regionale (centralità della medicina generale, continuità ospedale territorio, ricorso a nuovi setting assistenziali, ecc). Ma è nella sezione indicatori che veramente la delusione diventa sconforto. Gli indicatori per una linea progettuale di questa complessità sono tre:

  1. il numero di reazioni avverse ai farmaci;
  2. il numero di re-ricoveri nei reparti di Medicina;
  3. il numero di pazienti presi in carico nei programmi domiciliari di nutrizione artificiale.

Si tratta, purtroppo, di indicatori non pertinenti per un progetto non esistente.

Non va meglio col progetto anche in questo caso dal titolo accattivante: “Promozione dell’equità in ambito sanitario” (e abbiamo visto come vi sono dati preoccupanti anche nella nostra regione: Relazione sullo stato di salute e le sue diseguaglianze). Anche qui il taglio dato alle sezioni contesto, descrizione e obiettivi è generico (e quindi non progettuale), ma ancora una volta stupisce (e sconforta) la scelta degli indicatori (che con l'equità non centrano davvero niente):

  1. implementazione della Raccomandazione ministeriale per la prevenzione degli atti di violenza a danno degli operatori sanitari;
  2. analisi dei casi/contenziosi che coinvolgono i cittadini e riguardano aspetti di carenza percepita di equità.

Non è che con gli altri progetti vada molto meglio.  Né va meglio quanto riportato in coda alla DGR e cioè il resoconto dei Progetti 2017. Poi al Ministero questi non-progetti andranno bene e li finanzierà comunque. Rimane la constatazione che ancora una volta si tratta di una occasione persa. Non solo: si tratta  anche di un cattivo esempio dato alle Aziende  cui si chiede di rendicontare come progetto ciò che non è stato pensato prima e gestito poi come progetto. 

Purtroppo si torna alle considerazioni di sempre: il coordinamento dei Progetti tocca in base alla DGR 1226/2918 alla Agenzia Sanitaria Regionale, che non è stata costruita per garantire una funzione di questo genere. E che, non a caso, è stata quella che i (non)progetti li ha scritti.

Una doverosa nota finale: non vi sono responsabilità individuali nelle carenze di questo come di analoghi atti. Difficile scrivere progetti nell’area della cronicità se manca un Piano Regionale Cronicità che lo supporti e accordi con i Medici di Medicina Generale che rendano possibile la medicina d’iniziativa. Quanto agli indicatori: in una Regione che rinuncia ai dati gli indicatori possono essere letteralmente solo inventati.  

 

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