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Qualche sera fa ho avuto occasione di assistere ad una conferenza spettacolo con il cantante Povia, che non sapevo fosse impegnato in una campagna - diciamo - contro-culturale, sideralmente distante sia dai fatti che dal mio modo di pensare (ma, ammetto, molto meno "faziosa" e "omofoba" di quanto mi aspettassi). La conferenza si apriva sui drammatici dati di crollo della natalità in Italia (e il ridicolo paventato progetto di sostituzione degli italiani con gli immigrati...).

Eppure quei numeri sono veri e bassi anche nel confronto con altri Paesi europei e probabilmente sono anche uno dei segni della profonda perdita di identità del nostro Paese.

Se guardiano all'attenzione posta dalla Politica (quella vera) a questo elemento centrale della vita di una collettività (ovvero la volontà di continuare ad esistere...) non si può che essere colti da un profondo sconforto. I Consultori familiari che rappresentano le strutture del sistema sanitario finalizzate al supporto della maternità sono in uno stato di grave carenza di risorse (e di questo abbiamo già parlato: Ma che fine hanno fatto i consultori?) e, come il resto del sistema, spesso non sono fornite del supporto di servizi di mediazione culturale, sebbene l'attivazione di tale funzione sia stata inserita più volte negli obiettivi delle aziende sanitarie (e visto che sarebbe in corso la sostituzione degli italiani con gli stranieri...). Naturalmente la carenza di offerta consultoriale di fatto rende obbligato il ricorso alla libera professione per le visite durante le gravidanze e  questo testimonia concretamente la disattenzione per chi sceglie di avere un figlio (è come se vigesse una multa di circa 500€)! 

Eppure non ci sono le proteste che la stampa riporta per altri ambiti della sanità (riconvertire un piccolo ospedale o trasformare una cardiologia per acuti in una cardiologia riabilitativa) e quindi la disattenzione della Politica è un riflesso della disattenzione collettiva (questo è uno dei costi della democrazia, in fondo...). Dove c'e' attenzione questa nasce dai dipendenti più che dai cittadini e quindi le strutture con carenza di personale mancano del presupposto stesso per far nascere la protesta... il personale appunto!

Non sorprende quindi che il meritorio aggiornamento delle prestazioni da garantire nel corso della gravidanza, effettuato nella ridefinizione dei LEA (ovvero dei livelli essenziali di assistenza cioè le prestazioni che il servizio sanitario deve garantire ai cittadini), oggetto di un bello spazio informativo nel sito del Ministero, ... resti in attesa di essere attuato in attesa dell'aggiornamento del nomenclatore tariffario.
Così infatti recita la DGR 716/2017 di recepimento dei nuovi LEA:

"Relativamente all'assistenza specialistica ambulatoriale per le donne in stato di gravidanza e a tutela della maternità (art. 59) il DPCM 12.01.2017 abroga, dalla data di entrata in vigore dello stesso, il D. M. 10.09.1998 "Aggiornamento del D. M. 06.03.1995 concernente l'aggiornamento del D. M. 14.04.1984 recante protocolli di accesso agli esami di laboratorio e di diagnostica strumentale per le donne in stato di gravidanza ed a tutela della maternità", sostituendo le prestazioni erogabili in regime di esenzione con gli allegati 10A, 10B e 10C al DPCM stesso. Fintanto che non sarà approvato il Decreto ministeriale di definizione delle tariffe massime delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale, di cui all'art. 64, comma 2, del DPCM 12.01.2017, si continuano ad erogare le prestazioni comprese nel Nomenclatore tariffario regionale, in associazioni ai codici di esenzione attualmente in uso".

Forse si poteva mettere dare un segnale di attenzione e mettere al centro la tempestiva attivazione dell'aggiornamento dei LEA in questo ambito, ma evidentemente, anche in questa occasione, si è dimostrato che la denatalità continua a non essere un problema per la nostra collettività.

Che dire... in bocca al lupo!

 

 

 

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