Uno dei miti sulla sanità è quello del rapporto tra posti letto e efficienza organizzativa. Negli anni, sulla base di vincoli definiti dalla normativa nazionale sempre più restrittivi, si è proceduto alla riduzione dei posti letto e questa misura avrebbe dovuto liberare risorse da destinare allo sviluppo dell'assistenza extra ospedaliera e della prevenzione, ma...
... ma le organizzazioni hanno un fortissimo istinto di sopravvivenza (e anche i lavoratori una naturale diffidenza per ogni cambiamento) e quindi gli ospedali sono riusciti in vario modo ad assorbire il colpo del taglio di posti letto senza cambiare nella sostanza l'assorbimento di risorse.
Per ridurre i posti letto in un ospedale ci sono tanti modi, diciamo indolori (ovvero che permettono di non cambiare niente), ad esempio togliere uno o due letti in ogni reparto: si porta a casa il risultato, ma certo non la riorganizzazione (che avrebbe liberato risorse per fare salute) oppure si può cambiare regime ad una attività (se gli interventi di cataratta richiedevano il ricovero e si decide che si fanno in regime ambulatoriale si possono ridurre i letti senza cambiare in nulla l'assetto organizzativo e quindi l'assorbimento di risorse di una struttura ospedaliera).
Perché succede questo?
Perché l'assorbimento di risorse di un ospedale non deriva dal posto letto, ma dalle aree di degenza che richiedono un turno di servizio medico e infermieristico.
La riduzione dei letti senza la revisione delle aree di degenza in un ospedale è una operazione puramente estetica.
Un modo per rivedere le aree di degenza è quello ad esempio di concentrare l'attività programmata dal lunedì al venerdì (come tutti sanno nei fine settimana non viene effettuata attività chirurgica e per i pazienti ricoverati sono quasi sempre giorni di degenza aggiuntivi): con degenze a ciclo breve si ottiene quindi una riduzione dei posti letto e un recupero di efficienza, che in sanità significa risorse a disposizione per nuovi servizi o attività.
Difendere gli ospedali per come sono (ovvero in eccesso rispetto a quello che serve) non è difendere la salute (che oggi richiede prevalentemente prevenzione e gestione della cronicità), ma questo l'abbiamo già detto tante volte...