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Nell'interessantissimo libro "Homo deus" di Yuval Noah Harari a pagina 286 si cita una massima del buddismo zen che l'autore così traduce:  "se durante il vostro cammino vi imbattete nelle idee sclerotizzate e nelle leggi immutabili del buddhismo istituzionalizzato, dovete liberarvi anche di queste".

Il libro ci ricorda di come facilmente rimaniamo prigionieri delle parole e di entità che non esistono, ma sono pure creazioni convenzionali, ma "quando le burocrazie accumulano potere diventano immuni ai loro stessi errori. Invece di modificare le loro storie per adeguarle alla realtà esse possono cambiare la realtà per adattarla alle loro storie".

L'Autore propone un test per verificare se una entità è reale (basta chiedersi: "puo' soffrire?") e ci ricorda che:

"La narrazione non è il male. E' vitale. Senza storie accettate da tutti su cose come il denaro, gli stati o le società per azioni, nessuna società umana complessa può funzionare. Non possiamo giocare a calcio a meno che ciascuno creda nelle stesse regole predefinite, e non possiamo godere dei benefici dei mercati e dei tribunali senza storie altrettanto inventate. Ma le storie sono solo strumenti. Non dovrebbero diventare i nostri obiettivi o i nostri parametri di riferimento. Quando dimentichiamo che si tratta solo di finzioni, perdiamo il contatto con la realtà".

Per venire a noi e ai temi del nostro blog, la conoscenza dei fenomeni attraverso  l'uso dei numeri giusti può farci stare coi piedi per terra e quindi consentirci di riconoscere le cose vere, che hanno a che vedere con la sofferenza. E di renderci conto, dunque, quando qualcosa migliora la vita dei marchigiani e quando in realtà ci si sta occupando d'altro.

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