Abbiamo avuto più volte modo di segnalare il ruolo svolto dal Gruppo Solidarietà e da Fabio Ragaini (che ne è voce ed anima) nell’analizzare, commentare e stimolare le politiche sociali e socio-sanitarie della nostra Regione. Una delle sue ultime campagne riguarda la definizione dei nuovi requisiti di autorizzazione dei servizi sociali, sociosanitari e sanitari diurni e residenziali. L’argomento è di quelli tosti: si tratta dei requisiti strutturali ed organizzativi dei servizi che si occupano nel territorio di risposta sociale e socio-sanitaria alle fragilità (salute mentale, anziani e via con il solito elenco). In un recente articolo dedicato all’argomento pubblicato nell’Osservatorio sulle Politiche Sociali delle Marche Fabio scrive:
Mentre la definizione dei nuovi requisiti di autorizzazione dei servizi sociali, sociosanitari e sanitari diurni e residenziali continua il suo percorso, mi sembra necessario proporre alcune riflessioni, non solo sui contenuti (ufficiali e no) che è stato possibile analizzare, quanto sul clima di sostanziale indifferenza riguardo agli effetti dei provvedimenti sui servizi in oggetto, e dunque su chi ne fruisce. Eppure parliamo di requisiti che riguardano 58 tipologie di servizi diurni e residenziali per un bacino complessivo di circa 16.000 beneficiari (disabilità, salute mentale, minori, demenze, anziani non autosufficienti, dipendenze patologiche, ecc ..). Una fetta importantissima di interventi.
Rimandiamo alla lettura del documento di Fabio ed ai link che lo stesso contiene per gli aspetti per così dire tecnici. Aspetti peraltro molto importanti perché nella sua analisi i requisiti vengono fissati al ribasso e questo si traduce inevitabilmente in una minore qualità del servizio. Qui vorrei fare solo un commento sul passaggio in cui Fabio parla di clima di sostanziale indifferenza riguardo agli effetti dei provvedimenti sui servizi in oggetto, e dunque su chi ne fruisce.
Condivido (per quello che conta) questa considerazione sul clima generale che caratterizza il confronto sulle politiche sanitarie e sociali della nostra Regione. Sintesi: il confronto non c’è o si accende solo in caso di vicende “personali” pure importanti e significative come le “dimissioni” del collega Volpini o vicende puntuali a forte valenza politica come il rapporto con i privati (vedi la vicenda della proposta di legge sulle sperimentazioni gestionali) e il sostegno forzato a Marche nord (con l’ultima DGR che sancisce la sua promozione a ospedale di II livello fuori Piano e fuori programmazione).
A proposito di questa perdita di attenzione nei confronti dell’analisi e del confronto in tema di politica socio-sanitaria (la vicenda di quello che dovrebbe essere il nuovo Piano è clamorosamente significativa al riguardo) mi fa sempre venire in mente un ricordo delle elementari: il famoso (almeno a giudicare dai sussidiari di un tempo) mitridatismo. In sostanza la capacità di tollerare i veleni attraverso la assunzione di dosi crescenti che in qualche modo ti “immunizzano”. Ecco: al veleno della assenza nel nostro mondo di un confronto appassionato basato su dati e valori ormai ci si è (quasi) abituati.
Molte le possibili cause tra cui l’atteggiamento della Regione che non pubblica dati, procede per atti singoli in risposta a esigenze specifiche della politica o a richieste ministeriali e non accetta di fatto il confronto vero. Altre cause: la disabitudine a leggere documenti che non siano post (e che non si prestano a like) e la tendenza a cercare soluzioni semplici (e sbagliate) a problemi complessi. Certo il risultato è quel clima che Fabio ben descrive. Nel nostro mondo della sanità regionale il cambio climatico rischia di portarci ad una sorta di ottundimento globale che scioglie le coscienze, nostra personale versione di quel global warming che tanto e giustamente ci preoccupa quando è del clima vero che si parla e sono i ghiacciai a sciogliersi.
PS: Per fortuna il mondo professionale col suo impegno tiene e cerca di garantire servizi di qualità. Non è di lui che stiamo parlando.