Sono stati pochi giorni fa resi noti i risultati di una indagine promossa e condotta da CGIL CISL UIL sulla valutazione che i cittadini marchigiani danno della nostra sanità e su quanto le famiglie spendono di tasca propria per servizi sanitari specie se erogati da privati. Gli aspetti di questa indagine (dal titolo: Sanità Bene Comune) da sottolineare ci sembrano diversi.
Una premessa sembra opportuna. L’indagine non aspira ad avere un valore scientifico, garantito dalle dimensioni e dalla rappresentatività del campione in primo luogo. Vuole raccogliere gli umori dei cittadini per trarne spunto ai fini di una più efficace interlocuzione con la Regione in occasione del nuovo Piano Sociosanitario. Gli intervistati sono stati fino ad oggi 3360, di cui poco meno di un terzo ha risposto alla versione online del questionario che si trova nei siti di CGIL, CISl e UIL. Gli altri hanno raccolto il questionario nelle sedi sindacali, nei luoghi di lavoro e di aggregazione.
Tralasciando i dettagli recuperabili dal documento di sintesi prodotto dai sindacati, questi gli aspetti che ci hanno colpito di più:
- le criticità maggiori identificate dagli intervistati sono le liste di attesa, i ticket e il funzionamento dei servizi di Pronto Soccorso;
- tra gli aspetti positivi segnalati dagli intervistati vince per distacco la medicina generale;
- tra le misure di miglioramento da adottare dopo la lotta alle liste di attesa c’è l’aumento del finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale;
- la maggioranza degli intervistati si sente in buona salute, ma questa percentuale diminuisce progressivamente in funzione della diminuzione delle entrate mensili del nucleo familiare;
- i costi coperti di tasca propria riguardano per lo più le prestazioni specialistiche e l’odontoiatria.
Buona parte di queste indicazioni erano prevedibili, ma averne avuto conferma diretta risulta comunque utile. Il merito di questa iniziativa dei Sindacati sta nell’aver richiamato l’attenzione su come i cittadini percepiscono il nostro sistema sanitario e su quanto forte sia il disagio che certi fenomeni determinano nelle famiglie (in primis la lunghezza delle liste di attesa).
Ma l’indagine a nostro parere deve sollecitare anche un momento di confronto che cerchi di interpretare le radici delle criticità che i cittadini avvertono di più: liste di attesa e intasamento dei Pronti Soccorso. Questi fenomeni non si affrontano solo aumentando le prestazioni con maggiore attesa o irrobustendo gli organici dei Pronti Soccorso. Entrambi i fenomeni risentono in misura importante della forte carenza di tutti i servizi territoriali: assistenza domiciliare, case della salute con ambulatori per la presa in carico della cronicità, rete delle cure palliative, servizi per le demenze, servizi nell’area della salute mentale. I cittadini vedono le criticità nel momento in cui i loro bisogni più comuni non trovano risposta: quando prenotano una prestazione o accedono al Pronto Soccorso. Quello che ci dovrebbe essere prima o in alternativa alla prestazione specialistica o all’intervento del Pronto Soccorso i cittadini ancora non lo conoscono bene e si conseguenza non se lo aspettano. E’ responsabilità della politica e di tutti noi informare ed educare i cittadini ad aspettarsi le prestazioni giuste da dare al momento giusto nella sede giusta.
Un accenno infine alla ottima immagine dei Medici di Medicina Generale che emerge dalla indagine: sono comunque il principale riferimento dei cittadini e costituiscono una risorsa da valorizzare sempre più anche attraverso le innovazioni organizzative che ne prevedono il coinvolgimento come le Case della Salute.
Bene dunque hanno fatto i Sindacati a promuovere una indagine che deve essere una occasione di riflessione e un ulteriore spunto per il nuovo Piano.