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La principale ragion d’essere di questo “coso” (il nostro blog che domani compie un anno) è stimolare e allargare il dibattito sulla sanità fa non solo attraverso la lettura degli atti (anche ridondanti), ma attraverso i dati e i documenti. Oggi faremo una proposta per così dire “pratica” per utilizzare strumenti già in uso per rendere più leggibile  (e quindi trasparente) il funzionamento del Servizio Sanitario Regionale. Gli strumento sono due e sono il questionario inviato al livello centrale per documentare la attività annualmente svolta  per la erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e la relazione inviata per rendicontare l’utilizzo delle risorse assegnate nell’ambito dei Progetti per il perseguimento degli Obiettivi Prioritari e di Livello Nazionale (OPRN).

Cominciamo dal questionario LEA. Come già abbiamo avuto modo di ricordare in questo blog le Regioni debbono documentare al Ministero della Salute l’assolvimento di una serie di adempimenti per poter accedere al 3% del fondo sanitario di loro spettanza. Il principio è semplice: lo stato finanzia i LEA, ma vuole verificare che gli stessi vengano erogati ad un livello sufficiente. Per questa verifica utilizza un sistema di indicatori (quelli della cosiddetta griglia LEA ripetutamente commentati da noi) e, appunto, un questionario.  Di solito, viene inviato alle Regioni verso il maggio successivo a quello cui si riferisce il questionario. Questo riguarda un elenco molto lungo di temi che partono dall’assolvimento degli obblighi informativi. E’ abbastanza curioso che questo obbligo valga per la Regione Marche verso il Ministero, ma non per la Regione verso i cittadini che ignorano i dati sui flussi pure obbligatori (un esempio tra tutti riguarda gli hospice, oggetto di un nostro recente post). A proposito, il rispetto dell’obbligo di corretta gestione di flussi si estende anche alle Aziende che lo trovano inserito nei propri obiettivi annuali.

Altri temi su cui la Regione deve rendicontare tramite il questionario LEA: le liste di attesa, il controllo della spesa farmaceutica, l’assistenza domiciliare e residenziale, i percorsi diagnostico terapeutici, la riorganizzazione dei laboratori, le cure palliative e la terapia del dolore, il rischio clinico e la sicurezza dei pazienti, il fascicolo sanitario elettronico, le cure primarie, la telemedicina e la rete dei centri di senologia. Per ciascuno degli adempimenti la Regione  per il questionario 2017 ha identificato un referente ed ha chiesto con la stessa Delibera alle Aziende di identificarne a propria volta uno (DGR 366 del 26 maggio 2018). La disponibilità in rete in un sito regionale (ad esempio quello della Agenzia Regionale Sanitaria) del questionario inviato al Ministero per il 2016 e il 2017 sembra una semplice (verrebbe da dire scontata) misura di trasparenza.

Analogo discorso può essere fatto per la rendicontazione che la Regione deve fare annualmente sulle modalità di utilizzo (e sui risultati ottenuti) dei fondi per i progetti per il perseguimento degli obiettivi prioritari e di rilievo nazionale.  Annualmente con un Accordo Stato-Regioni viene erogato alle Regioni un finanziamento per la predisposizione di progetti in aree ritenute di prioritario interesse a livello nazionale. L’accordo per il 2017 prevedeva le seguenti aree: attività di assistenza primaria, sviluppo di progetti di umanizzazione all’interno dei percorsi assistenziali, cure palliative e terapia del dolore, Piano Nazionale Prevenzione, gestione della cronicità e reti oncologiche. La Regione Marche con la DGR 1498/17 ha recepito questo Accordo e ripartito il finanziamento di 35 milioni di euro circa tra i vari Enti. La lettura di questa DGR è abbastanza interessante perché declina quelli che la Regione presenta come suoi progetti in ciascuna di queste 6 fondamentali aree. Questa che poteva essere una occasione di riflessione di sistema su temi centrali nella politica sanitaria della Regione è stata persa.


Ad esempio il tema della cronicità nel documento Stato-Regioni prevedeva due linee progettuali fondamentali: i modelli avanzati di presa in carico delle malattie croniche e l’autosufficienza e la riabilitazione nelle persone in condizioni di fragilità e di non autosufficienza. I due progetti scelti dalla Regione Marche riguardano le malattie rare e la Nutrizione Enterale Domiciliare. Si tratta certamente di problemi fondamentali (specie nel caso delle Malattie Rare) totalmente dentro i LEA, ma è fuori di dubbio che la Regione ha rinunciato a ragionare in termini progettuali su un tema che è forse il più importante oggi: come affronto in modo innovativo il tema della cronicità. Analoga sensazione di occasione persa si ha guardando i progetti delle altre aree.

Altro motivo di interesse della DGR 1498/17 è il rendiconto che viene fatto dei progetti 2016. Anche questa è una occasione persa per il modo in cui sono stati calcolati e  interpretati gli indicatori. Si prenda la rendicontazione dei progetti dell’area delle cure palliative. Qui debbo rivelare un certo imbarazzo: dove era previsto il calcolo di valori assoluti vengono presentate percentuali. Alcuni esempi. N. di posti letto in hospice 1,4; n. annuo di giornate a domicilio per malati deceduti a causa di tumore: 42,34. E’ evidente che non sono indicatori utilizzati per il monitoraggio della rete, ma numeri prodotti con finalità di rendicontazione “pura”. Che i  numeri utilizzati per la verifica dei progetti siano buttati un po’ lì lo dice (siamo in un’altra area progettuale) ad esempio il numeri di soggetti con problemi di autismo assistiti nella struttura residenziale di Filottrano: 659 (!?).

Perché non utilizzare davvero le relazioni inviate dalla Regione al livello centrale per condividere  lo stato di avanzamento dei Livelli di Assistenza? E prima ancora: perché non sforzarsi di costruire sistemi migliori di monitoraggio sia in termini di indicatori che di modalità per la loro interpretazione?
A questo servirebbe l’ARS come non ci stancheremo mai di ricordare.

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