La pagella degli ospedali marchigiani...
Premessa (mettiamo le mani avanti)
Diciamolo subito: la pagella di cui parliamo non ci piace. Ma siccome aspira persino ad essere oggettiva diamogli una occhiata.
Di cosa stiamo parlando: la pagella degli ospedali delle Marche
C’è un sito (Thatmorning – scegli dove curarti) che riporta nella pagina “Scegli dove curarti” il voto in decimi che viene attribuito ai vari ospedali pubblici delle diverse Regioni italiane. E – anche questo diciamolo subito- per le Marche la pagella è davvero poco confortante. Di 32 ospedali uno prende un bel voto, anzi molto buono. Tre prendono attorno alla sufficienza e tutti gli altri … beh lasciamo perdere. Basti dire che nella rete ospedaliera delle Marche su 32 strutture ospedaliere (tante ne vengono contate) 23 prendono meno di cinque e 17 meno di quattro! Questa pagella non solo non ci piace, ma non ci convince nemmeno. O ci convince poco, anzi pochissimo.
Le materie della pagella, ovvero come arrivo al voto finale di ciascun ospedale
Sui criteri con cui si arriva al voto di ciascun ospedale citiamo testualmente quanto riportato nel sito: ”Analizziamo i risultati clinici degli ospedali, le pubblicazioni scientifiche, il profilo professionale dei medici e le notizie di cronaca (!, ndr), per elaborare valutazioni basate esclusivamente (sottolineato redazionale) su dati statistici. Le recensioni degli utenti vengono raccolte, ma non influiscono sul voto della struttura”. In un grafico poi si riportano le seguenti voci: volumi di prestazioni, notizie, pubblicazioni, sinergia tra reparti, esiti prestazioni, bilancio, personale e macchinari. Tra i dati statistici figurano dunque anche le notizie di cronaca riguardanti ciascun ospedale o il suo personale che, si dice in una successiva tabella, vengono analizzate e pesate per diversi fattori (visibilità, attendibilità fonte, contenuti ecc). L’algoritmo con cui si arriva al voto di ciascun ospedale fornisce, sempre secondo il sito, “valutazioni oggettive”.
Per fortuna in piccolo in fondo ad una tabella c’è una frase che ci lascia qualche speranza “La valutazione proposta rappresenta un’indicazione creata al meglio delle nostre capacità di analisi e delle informazioni ad oggi pubblicamente disponibili”. Come dire: si fa quel che si può.
Alla definizione delle regole che stanno alla base delle valutazioni “oggettive” ci sono 370 medici di 40 specialità, di cui sei marchigiani e tutti di Ancona e dintorni.
Cosa non torna in questa pagella?
Se la pagella della rete ospedaliera delle Marche fosse questa ci sarebbe davvero da disperarsi e non poco. Ma se fosse “oggettiva” forse ci sarebbe qualche riflesso sulla salute dei marchigiani. E qui cambiamo riferimento statistico e guardiamo gli ultimi dati del rapporto 2017 sulla mortalità evitabile. Questo riporta per ciascuna Regione e ciascuna provincia con riferimento ai dati di mortalità 2014 i giorni di vita persa pro-capite per cause prevenibili o evitabili. Bene, in questo rapporto le Marche sono al primo posto tra i maschi e al terzo tra le femmine quanto a bassa mortalità evitabile. Questa viene poi distinta in mortalità evitabile perché prevenibile (preventable deaths, PD) e mortalità evitabile per qualità dei trattamenti (avoidable deaths, AD). Bene, come mortalità evitabile per qualità dei trattamenti le Marche sono al terzo posto sia tra i maschi che tra le femmine.
Forse quella pagella degli ospedali delle Marche non tiene presente che se i grandi ospedali per acuti (quelli coi bei voti) incidono con migliori risultati su alcuni problemi che richiedono un elevato grado di esperienza, interdisciplinarietà e dotazione tecnologica, su altri (che in termini di sanità pubblica incidono molto di più) forse funziona meglio una rete ospedaliera “leggera” ad alta integrazione col territorio.
Pagella da buttare?
Certamente quella pagella stimola alcune riflessioni, peraltro banali. Una rete ospedaliera ha bisogno sia di grandi ospedali per la grande emergenza e la complessità “trattabile” che di una rete di ospedali a vocazione diversa con un maggior orientamento alla cronicità. Nel caso delle Marche la prima componente della rete la deve certamente potenziare (anche per il recupero della mobilità passiva, link con il precedente articolo), ma la seconda la deve in forme nuove mantenere.
La riconversione dei piccoli ospedali delle Marche va in questa direzione e ne parleremo. Forse in crisi vanno (e probabilmente debbono andare) gli ospedali “medi” che non garantiscono né l’alta complessità né una risposta adatta alla cronicità. Ma anche su questo occorre ragionare bene.