Alcuni giorni fa Andrea Soccetti nel blog ha commentato la cosiddetta Legge Gelli (La Legge Gelli: parliamo di sicurezza e qualità delle cure oltre che di responsabilità) soffermandosi su un aspetto ingiustamente sottaciuto. La riflessione di fondo che ci ha proposto è di non ragionare solo in termini di responsabilità nella applicazione della Legge, ma di ragionare anche sulle attività che riguardano la promozione della qualità e sicurezza nelle strutture sanitarie che la stessa Legge prevede... Attività ben note sulla carta, ma che richiedono organizzazione e ruoli definiti. L’intervista offre ad Andrea la possibilità di aprire il confronto su questi temi assolutamente centrali.
Come nel caso della Legge Brunetta sulla valutazione del personale (Sarai belo te: i problemi della valutazione individuale in sanità), anche la Legge Gelli rischia di essere un’altra montagna di opportunità di dichiarazioni ed atti, con il solito topolino in termini di impatto. E come tutti gli altri rischi, anche questo può essere analizzato e controllato. E adesso …
Chi: Andrea Soccetti, medico, responsabile SOD Risk Management Azienda Ospedaliero Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona.
Cosa: organizzazione nelle Aziende della funzione di risk management prevista nella normativa nazionale / regionale.
Perche: a fronte della evidente importanza della funzione il risk management non appare centrale nell’agenda della sanità regionale delle Marche.
Andrea chi è il risk manager secondo la normativa?
E’ quella figura professionale che riveste le funzioni e svolge le attività di gestione del rischio sanitario inizialmente previste dall’Accordo Stato-Regioni 20.3.2008, e poi richiamate e puntualizzate dalla Legge n. 189 dell’8 novembre 2012 di conversione, con modificazioni, del DL 13 settembre 2012, n. 158, dalla Legge di stabilità 2016 (L.28.12.2015, n.208 art. 1 comma 539) e, ultima, dalla L. 24/2017
E’ una figura, dunque, necessaria per l’espletamento di funzioni previste da legge. La L.24/2017, integrando il comma 540 della legge di stabilità 2016, né ha individuato il profilo nei termini del possesso di una specializzazione in igiene, epidemiologia e sanità pubblica o in medicina legale oppure, in carenza di specializzazione, di una comprovata esperienza almeno triennale nel settore. Quanto alle attività rimando al comma 539 della citata legge di stabilità 2016. Sono le tradizionali attività di prevenzione e gestione dei rischi (monitoraggio degli eventi, audit, formazione, supporto tecnico agli uffici legali, etc.)
Come si correla questa figura a tuo parere con le altre figure/funzioni di staff che operano a vario titolo nell'area della qualità e sicurezza? A proposito: qualità, sicurezza, risk management sono cose diverse o una cosa sola?
Parto dal fondo. Qualità, sicurezza, risk management sono ovviamente per personale opinione, ma espressa in buona compagnia, una cosa sola. Non si parla a caso sempre di qualità e sicurezza delle cure. Poi ti rigiro la prima parte della tua domanda: quante Aziende con figure/funzioni di staff che operano a vario titolo nell'area della qualità e sicurezza hai visto nella tua esperienza? (L’intervistatore prende tempo per la risposta)
Le vecchie SO Qualità sono scomparse e non sono state in alcun modo sostituite.
RSPP, ingegneri clinici , … fanno un altro lavoro, magari complementare e sinergico, ma non possono rappresentare l’intera area della qualità e sicurezza che spesso è quasi deserta. O frammentata, che non è molto meglio, tra Direzione Medica Ospedaliera e uffici variamente definiti nell’area degli staff della Direzione (va molto la funzione di governo clinico, utile a volte per collocare dirigenti “fuori ruolo”).
Esistono (e prima ancora sono opportune) forme di coordinamento regionale di queste attività?
Si esistono e sono estremamente robuste in alcune realtà. Direi giustamente robuste perché un coordinamento centrale è necessario. In Toscana, ad esempio, c’è il Centro Gestione Rischio Clinico e Sicurezza del Paziente.
Anche sulla scorta di quella esperienza era stata avviata nella nostra Regione una attività di coordinamento che puoi ritrovare nelle DGR n. 1513 del 28/09/09 e DGR n. 1479 del 28/10/2013. La nostra esperienza non ha avuto, diciamo, pari fortuna di quella toscana sostanzialmente per un difetto di attenzione del Sistema nei confronti di questa funzione. Ciò premesso, direi meglio che ci vorrebbe un forte coordinamento nazionale perché la pluralità esistente dei coordinamenti regionali è stata purtroppo deleteria producendo sul territorio azioni disomogenee e non integrate con una polverizzazione inefficace di pur lodevoli attività.
Il manuale di accreditamento in via di approvazione e la nuova normativa di riferimento UNI EN ISO 900/2015 per la certificazione dei sistemi gestione qualità vanno tutti nella direzione dell'utilizzo degli strumenti tipici del risk management. Ma il sistema è pronto?
Assolutamente no, ma va anche chiarito che accreditamento e certificazione sono due cose diverse e bisogna prima chiarirsi sulle rispettive accezioni e competenze. Sia per l’uno che per l’altra rimane l’esigenza di cambiare atteggiamento prendendo atto che qualità e sicurezza ridisegnano i modelli culturali ed organizzativi delle Aziende a partire dall’alta direzione per arrivare ad ogni singola equipe. Se quest’area qualità e sicurezza non viene presidiata da personale esperto con un forte mandato direzionale qualità e sicurezza rischiano di rimanere una mano di bianco su un sistema che quei principi e metodi proprio non li assorbe.
Qualche proposta di buon senso ti sentiresti di farla per muovere il sistema nella direzione di un uso effettivo delle logiche e degli strumenti della qualità e sicurezza?
Riportare la produzione della Sanità, ammesso che le cose in passato siano andate diversamente, nelle mani degli Operatori (direi in primo luogo medici, ma non solo ovviamente) togliendo spazio, almeno negli aspetti operativi che più toccano i temi della qualità e sicurezza, agli esperti “esterni” ai processi assistenziali vissuti da chi lavora sul campo un po’ come i vecchi mandarini. Far capire che qualità e sicurezza producono efficienza ed efficacia e quindi consentono la necessaria ottimizzazione di risorse limitate. Formare una nuova tipologia di professionisti sanitari aggiornando il loro percorso formativo universitario.
Insomma cose normali in un mondo normale.