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L'Agenzia Sanitaria e Sociale della Regione Emilia Romagna ha pubblicato un rapporto di analisi sulla diffusione della multimorbidità (ovvero la presenza di 2 o più patologie croniche in un paziente). I dati di sintesi rendono evidente perché il governo della cronicità costituisce la vera sfida per un servizio sanitario (e la ragione per cui è urgente rendere operativo anche nelle Marche il Piano nazionale cronicità):

"Dallo studio emerge che in Emilia-Romagna il 25,2% della popolazione adulta (979.693 persone) - e in particolare il 61% degli ultra 65enni (679.825 persone) - è affetto da due o più patologie croniche. In termini di utilizzo di prestazioni ospedaliere e territoriali l’impatto della multimorbidità è considerevole: a questi pazienti sono destinati

  • il 63% dei ricoveri ospedalieri,
  • il 71% delle prescrizioni farmaceutiche,
  • l’89% dell’assistenza domiciliare, l’80% dell’assistenza residenziale e semi-residenziale, l’88% delle cure palliative in hospice, l’89% dell’assistenza negli ospedali di comunità,
  • il 51% dell’assistenza specialistica ambulatoriale,
  • il 43% degli accessi in Pronto soccorso".

Questi sono i dati di una Regione con una più forte presenza dell'assistenza distrettuale ed è pertanto presumibile un impatto ancora maggiore sugli ospedali e sui servizi di Pronto Soccorso della nostra Regione.

I numeri dicono che intorno a questo sfida girano tutte le principali domande  del sistema:

  • che ospedali servono (da definire preferibilmente prima di costruirli);
  • come governare la spesa farmaceutica (nelle Marche oltre 70.000.000 €/anno oltre alla spesa attesa dagli indicatori nazionali);
  • quanto (ovvero in risposta al bisogno) potenziare l'assistenza domiciliare e residenziale (nelle Marche sotto gli standard ministeriali nella valutazione 2015);
  • come dare certezza dei tempi di attesa per le prestazioni specialistiche (prendendo in carico la cronicità, ma non in modo parcellare, ovvero da parte dei singoli ambulatori, ma strutturato e di sistema, come si è fatto per l'emergenza col 118);
  • come garantire la funzionalità dei Pronti Soccorsi (nelle Marche in situazione critica nei dati del Mes).

Le risorse necessarie per garantire le risposte a  queste domande vanno investite  soprattutto a livello dei Distretti sanitari, ma difficilmente potranno venire dalla riduzione della spesa ospedaliera.  Per fortuna, i cruscotti di indicatori nazionali ci dicono che forse possiamo ricavare 70.000.000 € ogni anno da un uso accorto dei farmaci (e gli utili dati AIFA sembrano non dare la colpa ai medici di medicina generale...) e 70.000.000 € ogni anno da azioni di razionalizzazione della spesa per i dispositivi medici (dalla siringa al pacemaker).

Con 140.000.000 € (non una tantum, ma da destinare ogni anno  a nuovi progetti , tolti i 20.000.000 € che mancano alla spesa per la prevenzione nelle Marche, secondo il Ministero) si possono  fare sia un buon progetto di presa in carico della cronicità (inclusa la salute mentale!) che di sviluppo dell'eccellenza negli ospedali.  Spendendo queste risorse"recuperate"  nella nostra Regione (con un effetto  quindi anche in termini di occupazione e indotto...) si potrebbe nel tempo  avere un ritorno strutturale anche sulla mobilità sanitaria... O mi sbaglio?

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