Voglio essere sincero: io fino a qualche giorno fa il Contratto per il Governo del Cambiamento del MoVimento 5 Stelle e Lega non l’avevo letto. Ero abituato, come credo tanti altri, a considerarlo a priori un libro dei sogni, una manifestazione (l'ennesima) di una sorta di gruppo di dilettanti allo sbaraglio disposti a qualunque promessa elettorale pur di ottenere il voto di qualunque scontento. Poi sono stato stimolato a leggere la parte della sanità da un intervento nel blog Noi&Voi dal titolo “Sulla sanità il programma dice qualcosa di sinistra”.
E allora sono andato a recuperare il Contratto è ho verificato che i contenuti del programma sono largamente sovrapponibili a quello che qualunque politico di sinistra dice o scrive, anche della nostra Regione, anche al governo della nostra Regione.
I punti del programma sulla sanità riportati nel contratto più o meno sono questi:
- difesa del Servizio Nanitario nazionale di cui si reclama un maggior finanziamento (adesso che governano, magari oltre a reclamare possono fare) in modo da ridurre la spesa di tasca propria delle famiglie;
- mantenimento di una forte autonomia regionale;
- cambiamento nei criteri di nomina delle direzioni e dei dirigenti meno condizionati dalla politica;
- lotta agli sprechi, ad esempio, con una governance sul farmaco (qui nelle Marche in effetti la spesa farmaceutica è un bel problema), la centralizzazione degli acquisti, una politica attenta per convenzioni ed accreditamento dei privati, ecc;
- lo sviluppo della informatizzazione ed in particolare lo sviluppo del fascicolo sanitario elettronico (altro problema nelle Marche);
- l’utilizzo della telemedicina (anche questa nelle Marche è una problematica per ora tutta sotto traccia);
- il potenziamento dei servizi socio-sanitari e lo sviluppo del modello della presa in carico;
- la spinta all’integrazione socio-sanitaria;
- un diverso ruolo dei Medici di Medicina Generale;
- il governo delle liste di attesa e un investimento sull’assunzione di personale;
- la formazione specialistica e il miglior utilizzo dei laureati in Medicina;
- una politica sull’invecchiamento con il coinvolgimento dei familiari nella gestione delle strutture dedicate;
- lo sviluppo della ricerca biomedica;
- l’impiego dei vaccini nella prevenzione garantendo la “necessaria copertura vaccinale”.
Cosa ci dice questo programma? Molte cose a mio parere.
In primo luogo che le sanità di carta si assomigliano tutte e non consentono di riconoscere facilmente, come magari ci piacerebbe, destra e sinistra, governo e opposizione. I cittadini riconosceranno la capacità di governo di un partito, di una coalizione, di un gruppo dirigente sulla prova cottura, ovvero sul modo concreto in cui quei principi e quelle parole chiave (in teoria fatte proprie da tutti) vengono poi realizzate sul campo in modo misurabile.
La sanità delle Marche non ha dato a livello regionale in questi anni prova di quella concretezza che vuole che agli atti seguano le azioni, che alle azioni seguano i risultati e che ai risultati corrispondano indicatori e misure. Direi che l’allergia ai dati (e quindi alle verifiche) è uno degli elementi caratterizzanti la sanità marchigiana da diversi anni.
Il nuovo Piano sarà l’occasione per una ulteriore (e, temo, ultima) verifica per l’attuale governo della sanità regionale. Se sarà un Piano solo di carta e non sarà un Piano fatto di analisi e proposte “concrete” sarà facile da vedere. E se sarà carta, sarà legittimo affidare affidare ad altri la redazione del prossimo Piano.
A proposito, nelle Regioni dove governano i rappresentanti del nuovo governo nazionale escono Piani Sanitari ragionevolmente maturi il cui livello di qualità non sarà facile raggiungere (vedi quello appena uscito della Regione Veneto: Piano socio sanitario regionale 2019-2023). Sconsigliabile dunque adottare nelle Marche qualunque atteggiamento di presunzione del tipo “sappiamo noi come si governa la sanità, la gestiamo ormai da più di 20 anni”. Perché la risposta rischierebbe di non essere simpatica.