Ogni persona ha una nicchia ecologica, l’ambiente in cui si sente di casa, che conosce bene e ha voglia di far conoscere agli altri. La mia nicchia ecologica ha una estensione geografica piccolissima ed include il Parco del Conero. In particolare, la mia zona di costa va dalla Torre di Portonovo alle Due Sorelle. Questo tratto consiglio di farlo in canoa e oggi cercherò di invogliare chi non l’ha mai fatto a vivere e condividere questa bellissima esperienza.
Cominciamo da alcuni aspetti pratici: giorno, ora e affitto canoa. Giorno: meglio da lunedì al venerdì, ma non è un vincolo. Ora: la partenza alle 8.00 è perfetta. Affitto: alla Torre che sarà anche il punto di partenza. Ovviamente il tempo deve essere decente e il mare abbastanza piatto.
E se uno non sa andare in canoa? Tutti sanno andare in canoa. Andarci è come camminare. Se si prende la canoa a due posti occorre un po’ sincronizzarsi. Ma questo vale per la stragrande maggioranza di cose che si fanno in due.
Si parte e ci si dirige verso sud. Prima però un avvertimento: alcune delle cose che segnalerò meriterebbero un approfondimento. Le segnalerò mettendo tra parentesi link. Ma il link cercatelo da soli: sarà un modo di personalizzare il percorso. Dicevamo che la partenza avviene dal rimessaggio di barche e canoe accanto alla Torre. Questa è la Torre de Bosis (link), che ha una lunga storia che incrocia anche D’Annunzio.
Una volta partiti il primo punto di riferimento sarà la Chiesetta di Portonovo (link), in bellissima posizione sul mare. Prima della Chiesetta ci sono i tre stabilimenti “storici” (Spiaggia Bonetti, Giacchetti e Capannina), di cui gli ultimi due con ristorante e l’altro con un delizioso baretto sulla spiaggia e annessi tavolini. Non siamo qui per fermarci dopo 5 minuti a mangiare e bere, sennò dovrei segnalare vicino alla Torre “Il clandestino”, quasi mitico Susci Bar fondato da Moreno Cedroni (link) e Maurizio Fiorini (non so a chi vada attribuito il merito della prima idea). Magari al ritorno passateci …
Dopo la Chiesetta c’è una lunga spiaggia piena di grossi ciotoli troppo scomoda per essere troppo frequentata. In estate ci sono in questa spiaggia diverse “casette” fatte di pietra e coperte da rami di alberi trasportati dalle mareggiate durante l’inverno. Servono a proteggersi dal sole che qui spiomba senza possibilità di rifugiarsi da nessuna parte. Alla fine della spiaggia c’è lo scoglio della Vela, assolutamente fotogenico. Io personalmente l’avrò fotografato un migliaio di volte in tutte le stagioni, per lo più all’alba. Qui vengono a tuffarsi i ragazzi dagli stabilimenti che ho nominato prima e da quel po’ di spiaggia libera che ancora rimane nelle vicinanze. I tuffi puoi arrivare a farli anche da 5-6 metri e più di una volta qualche tuffatore si è per così dire sbragiolato (termine che da ragazzi ad Ancona usavamo spesso) sfiorando lo scoglio. Lo scoglio ha anche una specie di gradone naturale tanto largo da consentire di metterci verso sera un tavolo per due e farsi servire via mare da un ristorante in cerca di un po’ di pubblicità.
Dopo la Vela sulla costa c’è una specie di piccolo promontorio ripido che puoi anche scavallare a piedi se qui non sei venuto/a in canoa. Sotto al promontorio e di fronte allo scoglio c’è una piccola grotta e un’acqua spesso bellissima. Dopo il promontorio c’è la spiaggia… Pausa sul nome delle spiagge: spesso la stessa spiaggia ha più nomi. Quella dopo lo scoglio della Vela, ad esempio, viene chiamata sia Spiaggiola che Spiaggia della Vela. Comunque la chiamiate questa è anche l’unica spiaggia occupata quasi solo da naturisti di tutta la Riviera del Conero (di qui un terzo nome: la Spiaggia dei Nudisti dopo la Vela, che in tedesco forse si riesce a dire con una sola parola). E’ una spiaggia abbastanza piccola intasatissima nel fine settimana a meno di non arrivare prima delle 9. L’acqua qui è splendida anche quando altrove c’è la schiumetta odioso regalo delle troppe barche che girano nel fine settimana.
Dopo la spiaggia della Vela e prima della spiaggia successiva c’è un tratto di costa in cui si alternano piccolissime spiaggette (che, a seconda della volontà del mare, compaiono e scompaiono) e grossi scogli di varie dimensioni. Qui c’è la coda del flusso di naturisti che va alla Vela. Sono quelli che da soli o in coppia cercano (e trovano) maggiore riservatezza.
La spiaggia successiva è la spiaggia dei Sassi Bianchi (secondo o primo nome: Valle Ombrosa) lunga, bella e sovrastata da una falesia alta e coperta da una fitta macchia mediterranea. Qui si arriva o a piedi da Portonovo o via mare. Qui non arrivano stradelli dal monte. Anzi, diciamolo con l’occasione, stradelli che scendono a mare in questo tratto di costa che sto descrivendo non ci sono con l’eccezione di quello che porta alle Due Sorelle. Questa Spiaggia si riempie al solito nei fine settimana. La spiaggia termina verso sud con una parete ripida e alta di scoglio che la separa dalla Spiaggia dei Gabbiani, bella già dal nome!
Prima della Spiaggia dei Gabbiani c’è un tratto di falesia in cui ci sono alcune grotte con in fondo piccole spiaggette. Queste grotte vengono anche chiamate I Forni tanto che il secondo nome della Spiaggia dei Gabbiani è appunto quello di Spiaggia dei Forni. Però attenzione: la volta rocciosa di alcune grotte alcuni anni fa crollò e quindi io in quegli antri sto per pochi secondi solo per provare il brivido e fare qualche foto o video. Questo tratto di costa tra le due Spiagge è affascinante così come è affascinante la Spiaggia dei Gabbiani (o dei Forni) che è incassata nella falesia qui ancor più alta e soprattutto incombente. Lo scenario fa molto Robinson Crusoe e Venerdì. A fare tanto rumore non sono tanto i gabbiani quanto le rondini (o uccelli similrondini) che sfrecciano come impazzite davanti alle grotte e sotto la falesia.
Fin qui nella descrizione sono andato a braccio perché è il tratto di costa che faccio ogni estate da molti anni decine di volte. Nel tratto successivo fino alle Due Sorelle sono un po’ meno sicuro della mia ricostruzione, ma dovrei cavarmela. La costa dopo la Spiaggia dei Gabbiani è aspra con la falesia che come sempre incombe. Dopo un po’ (5 minuti di pagaiate o remate che dir si voglia) si arriva a quello che rimane del Molo Davanzali (link). Qui il Conero ci offre un po’ di archeologia industriale. In questa zona c’era una cava di pietra che con dei binari era collegata al molo (Davanzali, dal cognome dei proprietari) da cui partivano le chiatte che portavano la pietra dove doveva andare. A proposito: la pietra del Conero è stata utilizzata per bellissime case che si trovano un po’ in tutto il parco.
Superato il Molo Davanzali si cominciano a vedere gli scogli detti delle Due Sorelle. Uno sperone roccioso di fronte alle due Sorelle separa due spiagge. La prima che si incontra nella nostra passeggiata è più piccola e ha dietro quanto rimane delle strutture annesse alla cava. Questa spiaggia non mi risulta abbia un nome particolare ed è quasi sempre poco affollata. Quella dopo …
Prima di arrivare alla spiaggia dopo godiamoci l’acqua spesso bellissima tra puntone e Scogli della Vela. C’è sempre un po’ di corrente in questo punto e per questo l’acqua qui è così bella. E adesso arriviamo alla Spiaggia delle Due Sorelle, meravigliosa e raggiungibile anche via terra con un impervio (ma non pericoloso) sentiero che parte dal Passo del Lupo da dove si gode una vista splendida. Ma anche per la Spiaggia delle Due sorelle ci sono dei ma… E’ molto bella, ma è meglio andare presto (o tardi) per evitare le folle portate dai barconi che portano per alcune ore i turisti nella spiaggia. Meglio presto però che tardi perché tutte le spiagge di questo giro da quella della Vela in poi vanno in ombra (specie quella dei sassi Bianchi e quella dei Gabbiani).
E’ ora di tornare indietro, ma quanti ricordi avrete accumulato in queste due o tre ore! E quanti like su Fb o Instagram (se siete i tipi)!!