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Se dice er tempo o la lista d’attesa?

Nun lo so. Ma sempre te tocca aspettà.

Nun è poi tanto ‘a parola che pesa,

è che nun so perché io devo abbozzà.

 

De chi sarà ‘a corpa, chi er delinguente

Che te fa restà sempre cor batticore

Mentre aspetti puro bbono e diliggente

Pe sapé se campi oppure se se mòre.

 

E ar pronto soccorso te danno li colori

Vabbè er triagge sarà certo cosa seria

Ma me vòi dì armeno: “caro, mo mori”

Oppure: “nun ciai gnente; è ‘na miseria!”

 

E poi ce sò quelli, li grossi capiscioni

Loro che sanno risorve tutti li probblemi

“Famo la legge, arivortamo li padijoni”

Ma manco sanno guidà ‘na barca a remi.

 

Stanno lì a decide grazzie ar gran partito

Oppuramente all’amico caro de famija

Studià poi no, “‘o sai, me fa male er dito

Ma a decide sò bravo, è ‘na quisquija”.

 

La robba troppo complicata no, nun pò annà

Lègge le cause, l’effetti , fà prove su prove

Pèrde tempo pe li tempi d’attesa nun fa campà

Mejo decide a cacchio e tutto subbito se move.

 

Li giornali, la tivvù, li granni manifesti subbito:

“Cittadini ar centro der sistema: tutto risorto!”

Evviva evviva, nun serviva studià: bastava un dito.

Solo che, perdindirindina, ‘ntanto  io sò morto.

                                 Robberto er fruttarolo

 

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Segnaliamo una lettera di Santina Catanese sul tema dei medici dell’emergenza territoriale, i cosiddetti medici del 118. Santina lavora come medico del 118 da molti anni, è appassionata e ci fornisce molti spunti di riflessione. Per questo  invitiamo alla sua lettura. 

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La parte tra virgolette del titolo è il titolo di un editoriale dello scorso anno della rivista Ricerca e Pratica, autore  Maurizio Bonati (del Mario Negri di Milano). A sua volta Bonati “ruba” il titolo alla rubrica Views and Reviews del British Medical Journal da cui Bonati riprende le  considerazioni di Margaret McCartney, general practitioner a Glasgow, “ricordiamoci che: l’accesso ai Servizi di salute mentale per l’infanzia è una lotteria, dove l’attesa di anni è la consuetudine; trovare un posto letto libero per un bambino o adolescente presenta difficoltà enormi e immutabili nel tempo; un terzo dei bambini e degli adolescenti inviati al servizio di salute mentale non ha accesso e deve rivolgersi a strutture private. Se si trattasse di cancro ci sarebbe stata una protesta. Ma trattandosi di salute mentale, ci mettiamo un cerotto”.

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Con la DGR n. 82 del 28/01/2018 sono stati definiti i nuovi tetti di spesa del personale per singolo Ente. Questi, mi pare, i punti essenziali della questione “tetti di spesa” e della DGR:

  1. almeno per ora (la speranza, delusa nel recente decreto semplificazioni, è che questo vincolo al più presto venga rimosso per le Regioni in equilibrio di bilancio) rimane valido il vincolo del tetto di spesa del personale che corrisponde alla spesa del 2004 meno l’1,4%;
  2. questo vincolo alla pubblica amministrazione ha il suo razionale nella necessità di ridurre i costi “strutturali” della stessa e il suo irrazionale nel fatto che non consente di ragionare in termini di specificità di settore;
  3. con la DGR si adatta il vincolo in modo che fermo restando a livello regionale il tetto della spesa del 2004 meno l’1,4% il tetto viene declinato in modo diverso tra i diversi Enti in modo da non spalmarlo (i famosi e famigerati “tagli lineari”), ma da adattarlo alle caratteristiche di ognuno di essi;
  4. i “nuovi” tetti sono i seguenti (tra parentesi il vecchio tetto effetto del taglio lineare): ASUR 610.279 (627.766), Ospedali Riuniti di Ancona 140.552 (154.700), Ospedali Riuniti Marche Nord 93.313 (95.100), INRCA 56.000 (56.448).