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Tenere insieme le cose e garantire un'azione coerente è una sfida difficile in un sistema complesso come la sanità, che richiede una dose di attenzione e tenacia notevoli.
Facciamo due esempi: uno nazionale e uno regionale. Entrambi hanno a che vedere con la geriatria.

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Il prossimo 16 febbraio si terrà a Jesi un Corso di Formazione per i Medici di Medicina Generale dell’Area Vasta 2 dell’ASUR Marche. Il titolo del Corso è quello del titolo, mentre il razionale e gli obiettivi li ricavo dalla brochure fresca di stampa:

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Ipotizziamo che la bozza di Piano sia la bozza di una tesi di uno studente di un Master, ad esempio, di Politiche Sanitarie, di quelli che rilasciano la idoneità al ruolo di  Direttore Generale, e io fossi il relatore (lo so che mi sto slargando, ma per gioco si può fare ed in fondo ho lavorato all’Università per oltre 10 anni) cosa scriverei nella mail di risposta allo studente che intende depositare la tesi così come me l’ha mandata? Lo studente è un professionista sanitario direttore da oltre 5 anni di una struttura complessa di area medica e viene dalle Marche. Il Master si tiene per iniziativa congiunta della Regione e dell’Università in una regione confinante (Perugia o Bologna, a scelta). Io sono stato scelto come relatore perché faccio immeritatamente parte del corpo docente e sono familiare con la sanità pubblica della Regione Marche.

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Quando sento parlare di Piano sanitario, ho sempre una reazione istintiva: una sorta di allergia, un prurito, una voglia di tamburellar di dita, di sorridere, forse anche di ridere. Non è mancanza di rispetto: le istituzioni per me sono sacre. Però d’acchito mi vien voglia di giocarci su, con le mie pallide imitazioni di Trilussa.

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Prima di vedere il futuro dei distretti nelle Marche  vediamo il loro presente caratterizzato prima di ogni altra cosa da due fattori: notevoli carenze di personale e assenza di un direttore che non sia facente funzione in diversi distretti. Ne conseguono o si collegano: 

  1. carenze nella assistenza domiciliare;
  2. carenze nella risposta residenziale;
  3. difficoltà nei percorsi di presa in carico alla dimissione dagli ospedali;
  4. ritardi nei progetti complessi come quelli relativi alla presa in carico proattiva della cronicità, alle demenze, alle aree interne (nelle zone interessate) e quello relativo alla messa a regime delle case della salute.