- Scritto da Claudio Maria Maffei

Premessa: gli interventi di ridimensionamento degli ospedali comunque motivati non piacciono e non piaceranno mai a tutti
L’argomento è di quelli difficili e da trattare con rispetto. Una cosa è certa: sempre e comunque non solo la chiusura di un ospedale, ma anche solo il suo parziale e selettivo ridimensionamento (come la chiusura di un punto nascita o la trasformazione di una cardiologia per acuti in una cardiologia riabilitativa) non saranno mai accettati in modo indolore. Ma questo non vale solo per le Marche (su cui concentreremo la nostra attenzione, ovviamente), ma per qualunque altra Regione. Prima di scrivere questo post ho fatto un giro in rete è ho trovato esempi al sud (chiusura dell’ospedale di Locri in Calabria, nella vicina Emilia-Romagna (ospedale di Comacchio), nel nord- est (ospedale di Gemona), nel nord-ovest (ospedali di Sanremo ed Imperia) e nelle isole (come la Sardegna dove c’è un acceso dibattito in corso per la chiusura dei tanti piccoli ospedali).
- Scritto da Claudio Maria Maffei

Abbiamo avuto modo periodicamente di commentare in questo blog i risultati delle Marche in base alla cosiddetta Griglia LEA. Come noto ai nostri lettori si tratta di un sistema di indicatori che consente al Ministero di verificare se le Regioni garantiscono i LEA (e quindi la prevenzione, l’assistenza distrettuale e quella ospedaliera) ad un livello accettabile. Alcune decine di indicatori sono utilizzati allo scopo e vengono trasformati in punti che sommati determinano una sorta di classifica in cui le Marche hanno perso negli ultimi anni alcune posizioni fino ad attestarsi nell’ultima disponibile (quella del 2017) all’ottavo posto. Con questo sistema in occasione di quest’ultima elaborazione le Regioni classificate come inadempienti sono state solo due (Campania e Calabria).
- Scritto da Claudio Maria Maffei

Se uno scorre i comunicati stampa nel sito della Regione (Marche, quella che interessa a noi) alla sezione Salute trova un sacco di inaugurazioni di tecnologie diagnostiche avanzate, ortopantomografi compresi. Ovviamente l’entusiasmo sale tanto più quanto più una tecnologia è avanzata ed “unica”. Voglio ben interpretare questa enfasi sul cosiddetto aggiornamento tecnologico che attribuisco alla convinzione della politica e dei tecnici che la supportano che a migliori diagnosi corrispondano terapie più efficaci. Fin qui ci siamo no?
- Scritto da Claudio Maria Maffei

Mi sono laureato nel 1977 (ogni tanto lo ricordo in questo blog) e ho fatto l’Università nei ruggenti anni ’70 quando le assemblee studentesche erano frequentissime e più affollate spesso delle lezioni. Le occupazioni accompagnavano le vicende politiche nazionali ed internazionali e, per farla corta, la dimensione della politica veniva da tanti di noi vissuta nella quotidianità. Non è dunque un caso che in quegli anni siano fiorite contemporaneamente una serie di iniziative di diversa natura, ma tutte dello stesso segno, sul rapporto tra politica e salute: la costituzione di “Medicina democratica, movimento di lotta per la salute”, la nascita della rivista “Epidemiologia e Prevenzione” e la uscita della collana Feltrinelli “Medicina e potere”. Dietro queste tre iniziative c’era Giulio A. Maccacaro una figura di scienziato politicamente “schierato” sì, ma dalla parte che ritenevo e continuo a ritenere giusta dei lavoratori e dei cittadini. Ricordo ancora un suo editoriale su Sapere, altra rivista cui diede un grande impulso, dal titolo “Vera e falsa prevenzione”. La prevenzione, quella vera, è orientata alla eliminazione/riduzione dei fattori di rischio e quindi alla riduzione della incidenza delle malattie, mentre quella falsa investe sulla diagnosi precoce che (dico per assurdo) aumenta i malati nella speranza che anticipando i tempi della diagnosi poi la malattia abbia una prognosi migliore.
- Scritto da Claudio Maria Maffei

Ogni volta che mi capita di partecipare ad un confronto pubblico sulla sanità pubblica (nelle Marche, casa mia e di questo blog) c’è sempre qualcuno che alimenta la privatizzazione della sanità. Almeno due volte su tre definita strisciante (è una specie di automatismo verbale). E ogni volta io (se partecipo) ripeto la stessa frase a mo’ di disco rotto: non è che c’è troppo privato, ma c’è troppo poco governo del privato.
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