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Agli inizi degli anni ’90 partecipai, su invito del prof. Renga alla costituzione di Un Collegio Permanente per la Formazione in Sanità Pubblica sotto l’egida della Fondazione Smith Kline, centro di collaborazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sui temi della formazione. Ai lavori partecipava anche un medico simpaticissimo di origini romane al momento dirigente di un servizio di prevenzione (a memoria non ricordo quale) della Regione Umbria. E questo che segue è quello che mi ricordo di lui.

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Remo mi ha segnalato un articolo nel blog dell’Institute for Health Care Improvement dal titolo suggestivo e dal contenuto stimolante: Health care leaders: heroism is out, humility is in. Non credo serva la traduzione. Mi permetto un adattamento alla nostra realtà: se avete un ruolo importante nella gestione politica e tecnica della sanità siate umili. L’articolo è del direttore dell’Istituto e vale la pena di tradurlo (traduzione in corsivo):

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Un accordo Stato-Regioni che ha avuto poco risalto (a me pare) è quello del 26 ottobre 2017 relativo al “Piano per l’innovazione del sistema sanitario basata sulle scienze omiche”. Sarà perché il titolo è già ostico e la lettura difficile  tra lunghezza (l’accordo tra testo ed allegato è di 168 pagine, nella  versione che ho io oltretutto non numerate!) e tipo di linguaggio, tanto tecnico che una delle priorità del piano è promuovere la literacy sul tema, cioè la capacità di comprensione del linguaggio che l'argomento stesso  impone di adottare.

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Capita sempre più spesso di assistere a dibattiti basati su una conoscenza approssimativa delle questioni: è l'era dei dibattiti televisivi! Ma, specie in sanità, si tratta di temi seri che richiedono un minimo di approfondimento, a partire dalla cosa più banale: leggere il testo oggetto di discussione e la normativa nazionale di riferimento.

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Roberto Burioni? Sì proprio lui. Mi è parso interessante sentire cosa ne pensa del rapporto tra scienza e politica chi è diventato, praticamente senza volerlo, attraverso i social uno degli scienziati  italiani più  popolari. Popolarità legata soprattutto alla lotta contro l’ignoranza con cui troppo spesso si parlava (e si parla) di vaccini e alla sua grande capacità comunicativa e divulgativa. Che passa anche attraverso la scelta di espressioni forti come quelle del titolo del suo ultimo libro “La congiura dei somari. Perché la scienza non può essere democratica”. Ma queste sue capacità io le conoscevo da tanto perché Roberto è marchigiano e, soprattutto, è mio cugino.  Per essere precisi cugino di secondo grado. Ma oggi non lo facciamo parlare di vaccini, ma di sanità pubblica e delle Marche.